Rho, 24 ottobre 2010 - La maggioranza di centrodestra che sostiene il sindaco di Rho, Roberto Zucchetti vive l’ennesimo momento di grande difficoltà. Dopo le dimissioni dei due assessori leghisti, Roberto Giovanatti e Massimo Pagani, la crisi è ufficiale. L’ex sindaco di Rho, Paola Pessina esprime preoccupazione per il futuro della sua città.

Qual è il suo punto di vista sulla crisi di giunta?
"Mi sembra irreversibile e il gioco è ormai quello patetico del cerino"

Cosa non ha funzionato?
"In tanti avevamo avvertito subito che una coalizione costruita contro il governo Prodi, le politiche di centrosinistra, l’integrazione possibile, sommando pezzi diversissimi di elettorato, non avrebbe fatto molta strada"

La paralisi amministrativa ha causato danni?
"Questi sono anni irripetibili, in cui Rho ha la possibilità di essere protagonista di scelte vitali, in un territorio strategico per Milano: ma se le sorti di Rho si discutono altrove, si condanna la città a essere zerbino di disegni altrui. Da fuori, io sento ormai molti operatori istituzionali e privati dire che su Rho non si può più investire: sconcertati da una gestione del Comune che dalle promesse verbali a tu per tu passa ai silenzi di fatto nelle pratiche amministrative".

Cosa succederà ora?
"
Sul tavolo ci sono tre anni di vuoto. Non si gioca con il futuro di 50.000 persone, vestendosi da sceriffi in periferia. E non bastano i tulipani in piazza e la torre del Comune illuminata per recuperare l’immagine di una città che va alla deriva.

Da ex sindaco che consiglio darebbe a Zucchetti?
"Credo di avere sulle spalle una notevole esperienza di conflitti in maggioranza, ma i nostri 5 anni ancorché difficili hanno prodotto per la città scuole e caserme nuove, ponti, rotatorie, piste ciclabili, e anche il ricupero della Burba, di via Villafranca, di via Aquileia, iniziative culturali e accordi territoriali. Perché la nostra è stata la scelta opposta rispetto a quella di Zucchetti: con me ognuno sapeva che, al primo voto fallito in aula, io mi sarei alzata dalla poltrona e a casa ci saremmo andati tutti, subito. In una coalizione deve essere chiaro che nessuno può chiamarsi fuori senza pagare dazio".