Bollate, 6 ottobre 2010 - Porta la firma dell’onorevole Valter Veltroni, dell’onorevole Emanuele Fiano e dell’onorevole Vinicio Peluffo, l’interpellanza presentata nelle scorse ore al Ministero degli Interni sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle elezioni amministrative dello scorso aprile a Bollate. Sollecitati dal Partito Democratico bollatese, i tre parlamentari interrogano il Ministro, Roberto Maroni: "Vogliamo sapere quali iniziativa intenda intraprendere affinché sia fatta luce sui tentativi d’infiltrazioni da parte della ‘ndrangheta nel comune di Bollate - spiegano - vogliamo sapere se, nel caso in cui queste infiltrazioni abbiano condizionato il voto della scorsa primavera alterando la volontà dei cittadini di Bollate, non ritenga utile avviare la procedura per la verifica delle condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa in base all’articolo 143 del Decreto Legislativo sull’ordinamento degli enti locali".

L’articolo in questione prevede lo "scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso". Insomma quello che potrebbe essere accaduto a Bollate. Il sospetto, per ora, si basa sulle intercettazioni telefoniche contenute nell’ordinanza cautelare che a luglio ha portato in carcere alcuni esponenti della ‘ndrangheta bollatese. Secondo gli inquirenti, l’atteggiamento del sindaco uscente di centrosinistra, Carlo Stelluti, "è quello dell’allontanamento e dell’immediata comunicazione alle forze di polizia di ogni forma di interessamento o intrusione manifestata da Mandalari (boss della locale bollatese". Per i clan calabresi dunque Stelluti era un sindaco che dava fastidio, poco collaborativo e che doveva perdere le elezioni.

E così come emerge dalle conversazioni telefoniche, Mandalari riuscì a candidare nella lista civica “Bollate Si” la figlia e il nipote di Rocco Ascone, vicario del capo locale, grazie ai buoni rapporti che aveva con un ex assessore ai servizi sociali. I due giovani, in caso di elezione, avrebbero dovuto “mettersi a disposizione” per garantire alle ditte calabresi lavori ed appalti. L’interpellanza del Pd sarà discussa il prossimo 13 ottobre. Intanto in città non si placano dubbi e polemiche di destra e di sinistra sul ruolo che la ‘ndrangheta potrebbe avere avuto alle amministrative.