Bollate, lo scandalo della case "in stato di fatto"

Muffa e degrado negli appartamenti in pronta consegna per gli sfrattati

Le condizioni pietose dei locali

Le condizioni pietose dei locali

Bollate (Milano), 22 maggio 2015 - Stanze come tuguri, muri e pavimenti luridi. Squallore e muffa colorano di nero le pareti. Fuori topi morti. Scene da terzo mondo a due passi dalla piazza di Bollate. Immagini che non ci si aspetterebbe certo di vedere alle porte di Milano. Succede in via Turati 40 a Bollate, caseggiato Aler che accoglie 250 famiglie. Qui a settembre è partita la lenta riqualificazione grazie a uno dei pochi contratti di Quartiere all’attivo, finanziato da Regione Lombardia per un valore di 9,5 milioni di euro. L’attesa per gli inquilini sembra finita: degrado, incuria e abusivismo durano da 20 anni.

A metà febbraio alla consegna ufficiale dei primi appartamenti rimessi a nuovo ci sono tutti: l’amministrazione comunale, i responsabili dell’agenzia regionale, le cooperative di mediazione. Una festa per pochi. All’emergenza abitativa si risponde anche con gli sgomberi sotto la neve o l’assegnazione di «case stamberghe» a chi è in mezzo a una strada. Famiglie di sfrattati, come quella di Anna (nome di fantasia), una figlia da crescere e bollette in arretrato che pesano sulle spalle. «Con uno stipendio si vive in tre, l’affitto a un certo punto non si riusciva più pagarlo» ci racconta. Una mattina arriva la buona notizia: «Tutto a posto. C’è un appartamento per voi. Consegna immediata». Il sangue si gela a tutti e tre quando aprono la porta. Davanti ai loro occhi solo sporcizia e degrado. Le poche porte rimaste in piedi sono rotte, gli stipiti cadono a pezzi. Gli infissi non si chiudono, i caloriferi non funzionano, condizioni igieniche disastrose nei bagni. Gli impianti gas, luce e acqua tutti da mettere a norma.

Sono le case «in stato di fatto», vengono offerte alle famiglie - senza un tetto - in lista d’attesa per avere un alloggio popolare che non c’è. Le graduatorie Erp a Bollate sono ferme da tre anni. In via Turati non sarebbe il primoalloggio assegnato in queste condizioni. "Non è così che si fa, non si rispetta la dignità delle persone in questo modo", lamenta Anna. 

 

Si sente umiliata "presa in giro". Mortificata per sè e per sua figlia. "Lo stato di fatto" è uno strumento utilizzato per affrontare l’emergenza abitativa. Prevede la consegna di case dove devono essere effettuati lavori minimi, ad esempio la messa a norma degli impianti affidata agli assegnatari che scaleranno via via le spese sostenute per i lavori (fino a un massimo di 3 mila euro) dal canone d’affitto. "Ce ne vorranno almeno 15 mila per rimettere in sesto questo posto! Ma chi li ha questi soldi? Solo i porci possono vivere qui, non le persone!". Infine, lo sfogo di Anna in Comune quando ha riconsegnato le chiavi: "Se avete coscienza mi darete una casa vera!.