Arese, un film dell’orrore dietro l'ergastolo a Pizzocolo

Nel video, in assoluta calma e con totale lucidità, come dimostra il'uomo si unì sessualmente più volte con la vittima

Il luogo del ritrovamento della vittima, il 7 settembre 2013

Il luogo del ritrovamento della vittima, il 7 settembre 2013

Arese (Milano), 30 luglio 2016 - «Pizzocolo ha ucciso per disporre del corpo inerte della giovane, dominandola poi in assoluta calma e con la totale lucidità, come dimostra il video in cui lui si unisce sessualmente più volte con il cadavere. Il suo desiderio, consapevole, era quello di possedere il corpo di una donna inerme non solo perché legato, ma del tutto passivo e inanimato come solo un cadevere può essere». È uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno confermato l’ergastolo per Andrea Pizzocolo, 42enne ragioniere di Arese, accusato dell’omicidio della escort di 18 anni Lavinia Simona Aiolaiei, strangolata in un motel a Olgiate Olona (Varese) nel settembre del 2013 e abbandonata in un campo a San Martino in Strada, nel Lodigiano.

«Pizzolo avrebbe così potuto arricchire il suo ampio archivio personale - si legge nelle motivazioni - di un video assolutamente «speciale»: lo snuff movie che riprendeva il suo plurimo coito con il cadavere della ragazza». I periti hanno escluso che Pizzocolo fosse affetto da un disturbo derivante da intossicazioni di stupefacenti che lo rendeva incapace di intendere e volere. Il ragioniere, all’apparenza mite, che durante il processo ha chiesto soltanto di poter vedere la figlia, è in realtà un «Omicida disorganizzato che commette un delitto e sviluppa poi una condotta necrofila opportunista». Per i giudici c’è stata premeditazione da parte di Pizzocolo, che già la sera prima dell’omicidio aveva incontrato Lavinia nella sua abitazione di Arese, tentando di soffocare la giovane escort con le stesse fascette di plastica che avrebbe utilizzato per uccidere la ragazza poche ore più tardi. Nessun gioco erotico finito in tragedia. Ma la voglia di provare una esperienza diversa e agghiacciante che avrebbe arricchito il suo schedario video.

La sera dell’omicidio Pizzocolo stringe il collo di Lavinia con la fascetta autobloccante durante un rapporto, ecco la descrizione degli ultimi momenti, riportata nelle carte della sentenza che conferma l’ergastolo anche in appello. «Pizzocolo tira con estrema violenza un lembo della fascia tanto da sollevare di peso la testa china su di lui della giovane, che si dimena, urla più volte, aiuto terrorizzata con voce strozzata e con il fiato che le resta. Pizzocolo serra il cappio e la giovane finisce bocconi, con i piedi scalcianti sul pavimento. A quel punto lui, mentre si guarda nella telecamera, solleva in parte il busto di Lavinia e con una mano spinge in basso la sua testa fino a quando lei ricade inanimata».