Arese, i genitori di Roberta Caracci: "Felici? La nostra condanna non finirà mai"

La Corte di Cassazione del Tribunale di Milano ha rigettato l’appello di Alessandro Mega e confermato la condanna a 5 anni e quattro mesi

Roberta Caracci in un momento felice della sua esistenza stroncata a 24 anni

Roberta Caracci in un momento felice della sua esistenza stroncata a 24 anni

Arese (Milano), 6 aprile 2016 - La Corte di Cassazione del Tribunale di Milano ha rigettato l’appello di Alessandro Mega e confermato la condanna a 5 anni e quattro mesi per la morte di Roberta Caracci, 24 anni di Arese. Ci sono voluti sette gradi di giudizio e quasi otto anni ma ora l’automobilista che la notte del 31 ottobre del 2008 a Bollate travolse e uccise la 24enne andrà in carcere. L’uomo, 37 anni, stava guidando senza patente (gli era stata ritirata), dopo aver assunto un cocktail di cannabis e tranquillanti è accusato di omicidio colposo con l’aggravante della colpa cosciente. Lo scorso luglio i giudici della Corte d’Appello avevano confermato la condanna, ma i legali del Mega avevano fatto ricorso in Cassazione. Mercoledì, nel tardo pomeriggio, la sentenza definitiva.

Sono stati gli avvocati Guido Simonetti e Simone Zagani, legali della famiglia Caracci, a dare la notizia a mamma Rosa e papà Giuseppe. «Quando ho ricevuto la telefonata erano le dieci di sera, sono rimasta un po’ frastornata - racconta la mamma - non riesco a gioire, sono soddisfatta perchè con il nostro ordinamento giuridico è una condanna severa. Di è fatta giustizia anche se la vita della mia Roberta non vale certo cinque anni e 4 mesi di carcere e nessuna condanna me la restituirà. L’idea che non ci fosse ancora stata giustizia e che la sua vita non valeva nulla, mi uccideva».

La famiglia Caracci non ha mai cercato vendetta, ha affrontato sette gradi di giudizio dentro e fuori le aule del Tribunale come un calvario, ma con dignità. «Adesso Mega andrà in carcere, non posso dirmi felice, mi auguro solo che abbia l’occasione per riflettere, per prendere coscienza che con il suo comportamento ha ucciso la nostra Roberta - continua Rosa - quello non è stato un incidente stradale, è stato un omicidio che si poteva evitare se non si fosse messo alla guida in quelle condizioni. In nessun grado di giudizio un giudice ha mai messo in dubbio la sua colpa. Spero davvero che lui pensi a quello che è successo quella sera, a cosa è capitato a tutti noi e come stiamo vivendo da ottobre 2008, perché la nostra condanna non finirà mai».

Il provvedimento sarà notificato a Mega nelle prossime ore, per lui si apriranno le porte del carcere e per la famiglia di Roberta si chiuderà una vicenda dolorosa. «Ora cercheremo di ricominciare», confessa Rosa sapendo che la ferita resterà sempre. «Con questa sentenza si chiude una vicenda giudiziaria che sicuramente è stata una lunga e difficile battaglia per la famiglia Caracci per avere giustizia per la propria figlia - commentano gli avvocati Simonetti e Zagani - è evidente che certo questa storia molte altre simili hanno avuto un certo peso per l’approvazione della nuova legge sull’omicidio stradale».