Expo, tempi lunghi per la vendita delle aree dopo l'evento. Il sito così rischia l'abbandono

La base d’asta è di 315,4 milioni di euro: vietati ribassi. Le offerte dovranno essere presentate entro il 15 novembre, l’aggiudicazione dell’area avverrà entro due settimane di Massimiliano Mingoia

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Rho (Milano), 20 agosto 2014 - Tempi lunghi per il dopo Expo nell’area ai confini tra Milano e Rho. Potrebbero passare oltre due anni prima che inizino i lavori sui terreni che dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 ospiteranno l’Esposizione universale milanese. Il bando aperto ieri da Arexpo per la cessione dei terreni, infatti, prevede che il contratto definitivo con il soggetto interessato a valorizzare l’area debba essere firmato entro il 31 dicembre 2016, anche se è già prevista una probabile proroga fino al 31 dicembre 2017. Ciò significa che le opere per il dopo Expo partirebbero solo nel 2018. A oltre due anni, appunto, dalla conclusione dell’evento espositivo. Tempi lunghi, dunque, con tutti i rischi connessi al fatto di lasciare un’area così grande di fatto dismessa, dopo la rimozione dei padiglioni Expo temporanei, per un periodo così lungo. Il bando per l’alienazione dell’area Expo dopo il 2015 è stato presentato ieri pomeriggio nella sede di Arexpo, la società controllata da Regione e Comune (entrambi con il 34,67 per cento delle quote), Fondazione Fiera (27,66 per cento), Provincia di Milano (2 per cento) e Comune di Rho (1 per cento). È Arexpo che ha acquistato il milione di mq dove si terrà l’evento del 2015, è la stessa società che deve gestire la cessione dell’area. Ma ecco i paletti fissati nel bando. La base d’asta è di 315,4 milioni di euro: vietati ribassi. Le offerte dovranno essere presentate entro il 15 novembre, l’aggiudicazione dell’area avverrà entro il 30 novembre. La firma del contratto preliminare, con relativa caparra di 30 milioni di euro, è prevista entro il 31 dicembre 2014, per quella del contratto definitivo abbiamo già detto sopra. Sullo sfondo il rischio di un bando che vada deserto. Insomma, nessuna offerta entro il 15 novembre. L’investimento è rilevante, la conclusione positiva della gara non è certa. Regione e Comune, comunque, predicano ottimismo. Il governatore Roberto Maroni si dice «molto soddisfatto del bando», la vicesindaco Ada Lucia De Cesaris aggiunge: «È importante che siamo arrivati a questo passo, non era scontato. Gara deserta? Per ora non c’è nessun piano B». La numero due di Palazzo Marino, invece, sottolinea che «un obiettivo fondamentale è stato raggiunto: siamo tutti d’accordo che si debba trattare di un progetto di qualità». Una filosofia di fondo che è concretizzata nei paletti fissati nel bando: sui 100 punti di punteggio massimo per aggiudicarsi la gara, 70 dipendono dalla qualità del progetto (più punti a chi utilizza meno volumetrie) e solo 30 dal rialzo dell’offerta rispetto alla base d’asta. Chi valuterà i 70 punti-qualità? Una commissione di tecnici che deve essere ancora nominata da Arexpo. In ogni caso, resta l’incognita dei tempi lunghi per l’avvio dei cantieri del dopo Expo. La De Cesaris è netta: «Ci sarà il massimo impegno per evitare che l’area resti abbandonata per due anni».

massimiliano.mingoia@ilgiorno.net