IL LIBRO DEL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Questa Italia disastrata ha bisogno di un “reset”

«Il paesaggio sociale e civile dell’Italia del 2014 sembra l’effetto di una serie di alluvioni e catastrofi che hanno colpito rapporti sociali e civili, diritti e doveri, intaccando profondamente l’etica pubblica». È questo l’incipit, realistico e drammatico, del libro di Giovanni Brauzzi e Luigi Tivelli di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 31 luglio 2015 - «Il paesaggio sociale e civile dell’Italia del 2014 sembra l’effetto di una serie di alluvioni e catastrofi che hanno colpito rapporti sociali e civili, diritti e doveri, intaccando profondamente l’etica pubblica». È questo l’incipit, realistico e drammatico, del libro di Giovanni Brauzzi e Luigi Tivelli. Quel che sta accadendo in questa estate rovente, dalle conseguenze di Mafia capitale agli ordinari disservizi che piegano il Paese, dalle convulsioni politiche all’eccesso di opportunismo parlamentare, conferma la spietata diagnosi della decadenza formulata dai due studiosi. Nel 1956, Manlio Cancogni scrisse un reportage per “L’Espresso” rimasto giustamente celebre: “Capitale corrotta, nazione infetta”. Dopo sessant’anni siamo punto e accapo. Brauzzi e Tivelli, lontani da qualsivoglia intento demagogico, con intelligenza e senso di responsabilità offrono un quadro della situazione italiana allarmante come un rapporto del Censis o dell’Eurispes.

Mettono in fila i guasti del Paese e i suoi mali endemici; analizzano le metastasi propagatesi nel corpo della società senza fare sconti a nessuno di coloro che le hanno favorite; penetrano nel profondo la crisi italiana e ne addebitano le responsabilità alla classe dirigente (ben più vasta del circo politico) che non ha saputo interpretare la modernità ed ha evitato accuratamente di confrontarsi con i fenomeni innovativi neppure sfiorati da un riformismo all’amatriciana, improvvisato quanto dissennato, concentratosi sull’abolizione elettiva del Senato e sul Jobs act: quest’ultimo, stando ai dati del Fondo monetario internazionale, non sembra aver risolto i problemi occupazionali. Perdipiù la nuova legge elettorale, così com’è, non farà altro che aggravare il deficit di rappresentanza. Intanto la burocrazia famelica, i diktat europei, la prepotenza di lobby e centri di potere si stanno divorando tutto, a cominciare dai beni culturali e dalle risorse paesaggistiche e turistiche: un comparto in pieno disfacimento. Prosperano, al contrario, a loro uso e consumo, le Regioni, vero buco nero del sistema, mentre lo Stato, grazie ad una cervellotica riforma costituzionale, ha perso la sua centralità finendo sullo stesso piano degli enti territoriali.

Un Paese da ricostruire, da “resettare” come dicono Brauzzi e Tivelli. Chi potrà farlo, come lo si potrà fare? Alla diagnosi gli autori fanno seguire proposte realistiche che, per la loro attuazione, implicano il coinvolgimento della parte migliore della società civile. La politica dovrebbe essere così umile da riconoscere i suoi limiti e chiamare, magari attraverso l’indizione di “Stati generali”, tutti i soggetti deputati a formulare progetti per un nuovo rinascimento finalizzato a quella che Stefano Folli nella prefazione al libro, riecheggiando Giovanni Amendola, definisce “una nuova idea dell’Italia”, unitamente a una “certa idea” del Paese alla maniera di De Gaulle. Utopia? Non ci resta che sperare.

GIOVANNI BRAUZZI - LUIGI TIVELLI  Reset Italia, Guerini e Associati