Expo, patteggia la Cupola degli appalti, a Frigerio la pena più alta

Tutti fuori da Expo, inteso come processo prossimo venturo. E il dibattimento va vuoto, o quasi. Fissato per il 2 dicembre avrà davanti alla decima penale un solo uomo, e nemmeno centrale in questa inchiesta di Marinella Rossi

Gianstefano Frigerio

Gianstefano Frigerio

Milano, 1 novembre 2014 - Tutti fuori da Expo, inteso come processo prossimo venturo. E il dibattimento va vuoto, o quasi. Fissato per il 2 dicembre – e dopo che i pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio hanno ottenuto a cinque mesi dall’8 maggio degli arresti il rito immediato per sette imputati – avrà davanti alla decima penale un solo uomo, e nemmeno centrale in questa inchiesta. Gli altri, a partire dai tre della Cupola degli appalti riciclatisi dalla Tangentopoli di Prima Repubblica, pur rocciosi, pur negando le accuse, pur dopo aver reso interrogatori evasivi, si passano la voce e vanno a patti con la Procura. Patteggiano. Patteggia Gianstefano Frigerio, il professore del Circolo Tommaso Moro in cui dotti dibattiti nascondevano trattative tra manager e intermediari di pubblici ufficiali: lui, l’ex Dc che in quest’altra storia di malversazione si presenta come riferimento berlusconiano. Patteggia l’ex senatore Pdl Luigi Grillo, il quale – per quel che riguarda lo scambio appalti-tangenti-avanzamenti carriera – occupa la casella del Nuovo centro destra. E patteggia il compagno G – il cui nome porta ai fasti mesozoici del vecchio Pci –, quel Primo Greganti delle coop che quello doveva garantire: il rapporto con le cooperative rosse.

Così patteggiano in sei, tra cui anche i manager e intermediari che hanno verbalizzato ampie confessioni, su 7. E quello che rischiava di essere un maxi-processo per associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione, sarà un dibattimento dedicato a uno solo: vuoi perché il gip Fabio Antezza rifiutò – sulle 19 richieste avanzate dalla Procura – l’arresto di 12 indagati (poi sconfessato in Cassazione, ma mettendo i pm in condizione di dover stralciare le posizioni); vuoi perché con ieri, ultimo giorno per presentare la richiesta di rito alternativo, si è registrata la fuga dal processo. Che si apre per il solo ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Giulio Rognoni, il quale, tartassato da almeno tre procedimenti (turbativa sugli affidamenti ai legali del braccio operativo della Regione e per la Piastra servizi dell’Esposizione Universale) non deve aver trovato un accordo conveniente con l’accusa.

Ora i patteggiamenti devono essere ratificati da un gup (Ambrogio Moccia) e nel dettaglio riguardano Frigerio con 3 anni e 4 mesi, Grillo con 2 anni, 8 mesi e un risarcimento di 50 mila euro, Greganti con 3 anni e 10mila euro. Tra chi ha confessato, ammesso e portato conferme all’ipotesi d’accusa: l’imprenditore Enrico Maltauro (2 anni e 10 mesi), l’uomo dell’Udc-Ncd ligure e «lobbista a contratto» Sergio Cattozzo (3 anni e 2 mesi) e l’ex capo dell’area contratti di Expo Angelo Paris (2 anni, 6 mesi, 20 giorni e un risarcimento a Expo di 100mila euro, dei quali 70mila già versati). Il tutto va a saldo della turbativa d’asta in cambio di tangenti e con promesse di avanzamenti di carriera per Architettura dei servizi, Vie d’acqua, mobility partner e servizi sosta di Expo, così come per lo smaltimento di scorie nucleari affdati da Sogin, per le commesse per la Città della salute e in ospedali lombardi.