"Ambulatori aperti" iniziativa di successo

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Milano, 26 giugno 2016 - GENTILE Presidente, le scrivo relativamente alla sanità in Lombardia. In generale non posso lamentarmi del servizio, ma i tempi di attesa per le visite ambulatoriali non vanno e spesso sono eccessivi. Proporrei di far fare turni ai medici e lascerei aperti gli ambulatori fino alle 20. Battistino Fontana Caro Battistino, quello che Lei propone come presidente della Lombardia l’ho introdotto nel 2014. È l’iniziativa “Ambulatori Aperti” che ha avuto un grande successo tra il lombardi. Il progetto riguarda strutture pubbliche e private ed è finalizzato ad ampliare l’offerta di visite specialistiche e prestazioni di radiodiagnostica, anche in orari e giornate più favorevoli ai cittadini: dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 22; sabato dalle 8 alle 15 e domenica dalle 8 alle 13. L’offerta varia da azienda ad azienda: ciascuna ha individuato le specialità cliniche da potenziare e le prestazioni integrative erogabili. Non solo. Qualche settimana fa la Giunta regionale ha approvato un finanziamento di 35 milioni alle strutture ospedaliere per aumentare le visite ambulatoriali e ridurre i tempi. Dall’1 gennaio 2017 le prenotazioni in tutte le strutture sanitarie pubbliche e accreditate potranno essere fatte chiamando un solo numero, il nostro call center regionale. A disposizione ci sono anche 230 milioni, di cui 50 della Regione, per l’edilizia sanitaria e per il miglioramento delle attrezzature di tutte le Asst. Vede non bisogna, come vorrebbe qualcuno, ridurre la spesa nella sanità e nella ricerca, bisogna solo migliorarla. GENTILE presidente Maroni, ad ogni temporale il Seveso straripa. Visto che i fiumi portano a valle detriti bisognerebbe dragare l’alveo: così si guadagna un 30% di portata. I bacini di laminazione, invece, mi pare possano dare frutti solo a chi li crea. Amo troppo la mia Lombardia ed ho fiducia in lei. Enrico Tocchetti Gentile Enrico, la ringrazio per la fiducia e le dico che questo argomento è nelle priorità di Regione Lombardia. Dopo gli eventi del 2014 (7 esondazioni) che hanno colpito non solo Milano abbiamo reperito le risorse per realizzare gli interventi di laminazione (l’accumulo delle acque in eccesso) che ammontano a 143 milioni. Questi impianti consistono nelle vasche di laminazione di Senago che raccoglieranno, attraverso lo scolmatore di nord ovest, ben 1 milione di metri cubi (lavori appaltati), le vasche di Lentate sul Seveso, Paderno/Varedo e le aree golenali di Carimate per oltre 2,5 milioni di metri cubi (progettazione definitiva) e la vasca di laminazione di Milano. Queste realizzazioni ormai avviate risolveranno i noti problemi che affliggono diverse popolazioni. La soluzione da lei prospettata implicherebbero diverse problematiche quali il rischio di cedimenti dei muri d’argine e dei ponti a causa dell’abbassamento del fondo dell’alveo. Inoltre l’asportazione del 30% del materiale comporterebbe milioni di euro di smaltimento. La soluzione delle vasche è prevista nel piano di assetto idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Fiume Po come soluzione definitiva per le esondazioni. Se la Lombardia avesse avuto una propria autonomia finanziaria queste opere sarebbero sicuramente già state realizzate da tempo. CARO presidente, voglio sollevare un problema che come me riguarda centinaia di persone. Ho 49 anni e due anni fa l’azienda dove lavoravo ha fissato esuberi di personale. Alla mia età ho diritto a due anni di mobilità, che a giugno scadranno: sono iscritto a decine di agenzie di lavoro, ma non ho trovato nulla. Mi rivolgo a lei, perché ho apprezzato il suo lavoro quando era ministro del Welfare e degli Interni. Un residente a Turbigo Carissimo, questo è un tema cruciale per me come presidente della Lombardia. Alcune settimane fa rispondendo ad un altro lombardo nelle sue condizioni, ricordavo che, sotto mia spinta, Regione ha messo a punto un ‘Progetto di Inserimento Lavorativo’ per le persone come lei. Ecco in che consiste: 300 euro al mese per un massimo di 6 mesi a titolo d’indennità di partecipazione, per svolgere percorsi di formazione e ritornare nel modo del lavoro. Si chiama Dote unica. Ne possono beneficiare coloro che sono disoccupati da più di 36 mesi e non ricevano altre integrazioni al reddito. L’indicatore Isee di riferimento deve essere uguale, o inferiore a 20.000 euro. Serve andare in uno degli uffici regionali e si accede alla Dote attraverso operatori accreditati. Rispondo sempre volentieri a queste richieste perché mi danno l’occasione per ricordare tutto quello che Regione fa in questo settore.