Pedaggi scontati e controlli sui costi: "Io la Pedemontana la faccio tutta"

Il debutto di Antonio Di Pietro al vertice dell’autostrada contestata

Antonio Di Pietro con Roberto Maroni

Antonio Di Pietro con Roberto Maroni

Milano, 29 luglio 2016 - Avanti tutta. Sulla Pedemontana il neo presidente della società autostradale, Antonio Di Pietro, non ha dubbi. Si farà, entro il 2021, questa prima autostrada italiana senza caselli. «Ho accettato la presidenza della società Pedemontana Lombarda con l’obiettivo di realizzare l’opera nella sua interezza, nel rispetto del territorio, con il coinvolgimento dei cittadini e con le opere di compensazione richieste», ha sottolineato. Accanto, sorridente, il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni che l’ha voluto a tutti i costi nonostante le forti resistenze di Forza Italia e i maldipancia nella Lega. «Non ha perso tempo - è stato il suo commento - in questa operazione di chiarezza e dialogo. E ha le competenze. Le precisazioni di Di Pietro mi convincono che ci sono le condizioni per arrivare in fondo. Sono più ottimista rispetto a uno o due mesi fa che l’opera si faccia». Certo, nemmeno il prode Di Pietro ha la bacchetta magica. E molti trovano azzardato questo ottimismo.

Di Pietro si è trovato davanti a un cantiere, che lui stesso come ministro, nell’agosto del 2007, aveva autorizzato firmando la convenzione. Ma che ha accumultato ritardi e ha visto lievitare i costi. Ci si chiede come farà a trovare tutti i soldi che servono, almeno 3 miliardi di euro, per portare a termine ancora una cinquantina di chilometri. L’80 per cento delle risorse è servito a realizzare solo un terzo dell’opera (25 chilometri) mentre i finanziamenti finora sono stati tutti pubblici: su 4,2 miliardi di spesa previsti, dallo Stato sono arrivati 1,2 miliardi oltre a 350 milioni di defiscalizzazione. E dei privati non c’è nemeno l’ombra. Di Pietro prende tempo, promette di fare verifiche con un pool di banche, e anche, con il costruttore austriaco che ha vinto la gara per la realizzazione del secondo lotto di Pedemontana. Per una eventuale entrata nel capitale sociale. «Ma non ci devono essere conflitti di interessi». Promette di non spendere un solo euro che non sia spendibile in «totale trasparenza, puntando al minor costo per l’utente». Uno dei primi passi è abbassare i pedaggi con «importanti promozioni» da costruire su misura tenendo conto dell’uso, svago o lavoro.

Dal fronte regionale arrivano le prime reazioni. «Nutriamo molta perplessità sul fatto che l’opera, così com’ è, verrà terminata nel 2021», dicono i consigliere regionali del Pd Alessandro Alfieri e Luca Gaffuri. «Con Tonino, Maroni tenta l’ultima mossa disperata: ingraziarsi il governo centrale per ottenere altri fondi pubblici», sostiene il capogruppo dei 5Stelle Gianmarco Corbetta. Va giù pesante il responsabile dei Trasporti di Legambiente Lombardia, Dario Balotta. «Quella di Tonino Di Pietro è l’ultima disperata carta su un’opera impossibile da realizzare per motivi innanzitutto finanziari poi trasportistici ed infine ambientali». Finora, segnala, «nessuna banca straniera si è presentata alle diverse gare di Pedemontana per il finanziamento dell’opera, comprese le due principali banche del pool (Intesa e UBI Banca) ed anche socie di Pedemontana. Più che un realizzatore serve un liquidatore».