Io, giovane donna sul treno da sola: "Si sieda davanti, è meglio"

Sulla Milano-Lodi i consigli dei ferrovieri contro le aggressioni di VALENTINA BERTUCCIO D'ANGELO

Una donna che sale sul treno

Una donna che sale sul treno

Lodi, 2 aprile 2016 - "Signora, la prossima volta si metta nella carrozza di testa". È un invito gentile, ma serio e fermo, quasi imperativo. Consiglio di un capotreno scrupoloso e forse un po’ paranoico? No, perché sui convogli serali della linea S1, la “metropolitana” che ogni mezz’ora fa sentire Lodi più vicina a Milano, lo scenario si ripete: "Lo dico alle donne sole, in futuro non sedetevi qui, andate davanti. È meglio", scandisce un altro giovane dipendente Trenord col tono di chi le vede tutte e sa cosa può succedere. E davvero, tutto può succedere: proprio su questa tratta, mercoledì alle 18.40 una ragazza di 18 anni ha preso a schiaffi e pugni una capotreno che le aveva chiesto – che pretesa assurda – il biglietto, preparandosi poi a venderle quello maggiorato dall’acquisto a bordo. La ragazzina poi è scesa a San Giuliano e si è dileguata, la donna ha riportato sette giorni di prognosi, per i pendolari un treno soppresso, questa volta più che giustificato. Con 4 euro, se si è donna, dopo un certo orario si compra un passaggio verso Rogoredo e una certa dose di paura. Specie se si prende il treno di corsa, si sale sull’ultima carrozza e, sovrappensiero, ci si accomoda mettendo in mostra cellulare e borsa. Poi dipende dal giorno della settimana: nei feriali il treno fermo alla banchina di Lodi è un lungo serpentone inquietante, semi vuoto. Ad attraversarlo per obbedire ai consigli dei capotreno e sedersi dietro la porta del macchinista, viene sempre da guardarsi alle spalle. Il suono dei propri passi alimenta la sensazione che, se succede qualcosa, nessuno se ne accorgerà. Chi ti può salvare dall’uomo che ha alzato il gomito e che ti si para davanti all’uscita dal bagno uno scompartimento deserto? O dal gruppetto di giovani maghrebini su di giri, che per l’infinito tempo di tre, quattro fermate, ti fissano, parlano in arabo e sembrano godere del panico nei tuoi occhi, e tu finisci per digitare 112 sul telefono, tenendo il pollice sul tasto di chiamata finché non scendono, alla fine innocui? I passeggeri, dalla corsa delle 21.23 in poi, sono pochi, alcuni, i ragazzini o gli stranieri, si nascondono al secondo piano, per evitare grane.

Durante i fine settimana, quando i giovani prendono il treno per la movida milanese o dell’hinterland, il convoglio si trasforma in pista da corsa: maschi e femmine a volte già alticci, a volte con la sigaretta accesa a bordo, spavaldi e strafottenti si impossessano del treno, scappando su e giù per non farsi trovare senza biglietto. Succede tutti i sabato sera, è successo nei giorni scorsi durante la Fiera del Perdono di Melegnano. I vigilantes, da autunno a febbraio, avevano dato un po’ di respiro: a noi pendolari e ai controllori, che infatti controllavano. Ora fanno quello che possono e sono encomiabili, ma Trenord dovrà presto pagargli un’assistenza psicologica. La loro lotta ai maleducati, ai violenti, ai ‘portoghesi’ è solitaria e impari. A volte, quando li vedi inseguire decine di persone che scappano, sarebbe anche buffa. Però uno di loro a giugno ci stava per rimettere il braccio, quindi no. Buffa non è.

di VALENTINA BERTUCCIO D'ANGELO