Giallo sul furto nel Santuario della Bozzola, spariti documenti fiscali nel bar dopo lo scandalo osé

Un furto “strano”. È avvenuto la scorsa notte al bar del Santuario della Bozzola, finito al centro della cronaca per l’estorsione a sfondo sessuale. Il particolare che avrebbe richiamato l’attenzione dei carabinieri, che hanno fatto i rilievi, sarebbe legato al fatto che, oltre all’incasso - una somma compresa tra 250 e 300 euro - i ladri si sarebbero impossessati di parte della documentazione fiscale del locale di Umberto Zanichelli

Furto bar Santuario Madonna della Bozzola Garlasco (Sacchiero)

Furto bar Santuario Madonna della Bozzola Garlasco (Sacchiero)

Garlasdco (Pavia), 12 luglio 2014 - Un furto “strano”. È avvenuto la scorsa notte al bar del Santuario della Bozzola, finito al centro della cronaca per l’estorsione a sfondo sessuale della quale è rimasto vittima il rettore, don Gregorio Vitali, 70 anni, che da allora ha lasciato l’incarico. Il particolare che avrebbe richiamato l’attenzione dei carabinieri, che hanno fatto i rilievi, sarebbe legato al fatto che, oltre all’incasso - una somma compresa tra 250 e 300 euro - i ladri si sarebbero impossessati di parte della documentazione fiscale del locale. Una situazione quanto meno anomala e sulla quale i carabinieri del capitano Rocco Papaleo stanno cercando di fare chiarezza. In verità, sulla vicenda al momento sono più le zone d’ombra che quelle che sono state chiarite.

Nei giorni scorsi don Gregorio è stato a Garlasco a recuperare i suoi effetti personali e la sua documentazione. Per evitare clamore, però, l’ormai ex rettore del santuario ha scelto di muoversi di sera per evitare di essere notato. La vicenda che suo malgrado lo ha visto protagonista è emersa a fine giugno, quando i carabinieri di Vigevano, travestiti da sacerdoti, aveva arrestato i romeni Flavisu Alexa Savu, 34 anni e Florin Tanasie, 22, con l’accusa di tentata estorsione. Savu agli inquirenti ha ammesso di essersi prostituito con il sacerdote che, per i loro incontri a sfondo sessuale, pagava tra 3 e 5mila euro ogni volta.

Una tesi che la difesa sostiene perché avvalorerebbe l’ipotesi che i denari sarebbero stati versati per prestazioni sessuali e non frutto di un tentativo di estorsione. Savu era stato arrestato al momento di incassare i 250mila euro che aveva chiesto alla Curia vigevanese per non rivelare gli incontri con il rettore del santuario lomellino. Una tesi che il giudice per le indagini preliminari, che ha convalidato l’arresto e diposto per entrambi gli arresti domiciliari, non sembra però aver accolto anche perché in aperta contraddizione con quanto riferito dalla parte offesa, dalle relazioni di servizio dei carabinieri e dal contenuto delle intercettazioni telefoniche.

umberto.zanichelli@ilgiorno.net