Ricatto a luci rosse on line, altri vigevanesi finiscono nella rete

I carabinieri sono riusciti a ricostruire il meccanismo del raggiro che partiva con una semplice conversazione attraverso una chat di Umberto Zanichelli

Una persona al computer

Una persona al computer

Vigevano (Pavia), 21 ottobre 2014 - Tre casi dall'inizio del mese. Tanti sono i vigevanesi che sono rimasti vittime di estorsioni on-line che hanno chiesto aiuto ai carabinieri. I militari del capitano Rocco Papaleo sono riusciti a ricostruire il meccanismo del raggiro che partiva con una semplice conversazione attraverso una chat.

Da lì, quando i contenuti iniziavano a diventare bollenti ci si trasferiva su Skype dove veniva attivata la web-cam. A quel punto, "guidati" da una avvenente ragazza in bikini i malcapitati venivano spinti a masturbarsi e tutto veniva ripreso. Ed era allora che scattava il ricatto: pagare somme tra i 3 ed 7 mila euro per evitare che quelle immagini finissero in rete. Non solo.

L'organizzazione, che si faceva pagare attraverso una società di trasferimento di denaro che recapitava i soldi in Costa d'Avorio, inviava all'indirizzo mail delle vittime delle false comunicazioni con i loghi dell'Interpol, dell'Fbi e della Cia, che li accusavano di pedofilia. Non escluso che ci sia chi abbia pagato, ma almeno tre dei raggirati, due studenti di 23 anni e un pizzaiolo di 31, si sono rivolti ai carabinieri che invitano a prestare la massina attenzione a questi approcci a sfondo sessuali che avvengono in Rete.