Post referendum Lombardia, la Lega attacca il sindaco Depaoli e chiede coerenza al Pd

Il capogruppo Mognaschi presenterà in Consiglio comunale un Ordine del giorno sull'esito dei voti del 22 ottobre scorso

La conferenza stampa della Lega a palazzo Mezzabarba

La conferenza stampa della Lega a palazzo Mezzabarba

Pavia, 28 ottobre 2017 - "I voti espressi nella consultazione referendaria (17.698) sono superiori al numero di voti con i quali Depaoli è stato eletto sindaco (17.068)". Matteo Mognaschi, capogruppo Lega Nord in Consiglio comunale, presenterà alla maggioranza targata Pd un Ordine del giorno "in merito alle iniziative conseguenti ai risultati del referendum sull'Autonomia del 22 ottobre".

Questa mattina, nella sala Grignani di palazzo Mezzabarba, lo stesso Mognaschi ha presentato l'Ordine del giorno insieme ai vertici locali della Lega: la segretaria cittadina Roberta Marcone, il segretario provinciale Jacopo Vignati e il senatore Gian Marco Centinaio. La premessa è la non scontata soddisfazione della Lega locale per l'esito del referendum di domenica scorsa, dopo una sorta di esultanza sull'opposto fronte, sempre a livello cittadino, per le percentuali di affluenza inferiori alla media regionale. "Il referendum ha riscosso un successo - dice Mognaschi - superiore alle previsioni in termini di affluenza al voto. Questo soprattutto considerando la posizione del sindaco Massimo Depaoli, unico primo cittadino di capoluogo di provincia in regione ad essersi schierato contro il referendum, prima per il No e poi per l'astensione. Numeri alla mano, i pavesi che sono andati a votare domenica scorsa sono più dei voti che Depaoli ha ottenuto al ballottaggio del 2014. Ovviamente sono anche più di quelli ottenuti in quell'occasione dal centrodestra sconfitto, segno che nel frattempo qualcosa è cambiato, non solo in Lombardia ma anche a Pavia".

Fatta così l'analisi del voto, la conseguenza non è altrettanto scontata. "Con questo Ordine del giorno che presenterò in Consiglio comunale - anticipa Mognaschi - proponiamo alla maggioranza del Pd di chiedere al 'suo' sindaco di impegnarsi ad essere il sindaco anche dei pavesi che sono andati a votare al referendum. Il Pd regionale si era apertamente schierato per il Sì al referendum e il candidato Gori si è poi proposto a Maroni per far parte della squadra che andrà a Roma a trattare. Il Pd pavese è in linea con il partito o con il sindaco?". Formalmente il documento che sarà sottoposto al Consiglio comunale chiede al sindaco "di farsi parte attiva e promuovere tutte le iniziative volte a rispettare la volontà popolare" e in particolare di "dare al presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni la disponibilità di entrare a far parte di tutte le iniziative che coinvolgano gli enti locali" e di "costituire un tavolo con tutte le forze politiche, sociali ed economiche per monitorare l'andamento delle trattative sull'autonomia". 

"Il sindaco la deve smettere - attacca Roberta Marcone - di pensare che può fare quello che vuole lui: deve fare quello che vogliono i pavesi, che innanzitutto vogliono essere ascoltati". "Per Pavia il referendum è l'ennesimo treno perso - aggiunge Jacopo Vignati - perché di certo la città non sarà rappresentata nella squadra che andrà a Roma a trattare sull'autonomia: Maroni è stato chiaro, vuole in squadra solo chi è davvero convinto a sostenere la causa lombarda. E Depaoli non è certo tra questi". "Speriamo che Pisapia candidi Depaoli alle prossime elezioni politiche - conclude con la prospettiva "romana" il senatore Centinaio - così Pavia si potrà liberare con un anno di anticipo del sindaco e della sua banda".