Papà sfrattati occupano il Comune: "Vogliamo un tetto per i nostri bimbi"

Pavia, protesta di due stranieri aiutati da un comitato per la casa

L’INCONTRO L’assessore Giuliano Ruffinazzi e il vice sindaco Angela Gregorini, di spalle, hanno ricevuto (di fronte da sinistra) Loutse Bolan Ferdinand, Marinel Serban, Alberto e Angela Mastropietro  (Torres)

L’INCONTRO L’assessore Giuliano Ruffinazzi e il vice sindaco Angela Gregorini, di spalle, hanno ricevuto (di fronte da sinistra) Loutse Bolan Ferdinand, Marinel Serban, Alberto e Angela Mastropietro (Torres)

Pavia, 30 aprile 2015 - È durata tutta la mattinata di ieri la protesta dell’Assemblea per il diritto alla casa che, a fronte di due situazioni di emergenza, ha ‘occupato’ Palazzo Mezzabarba chiedendo di parlare con il sindaco. Che però non si è presentato. Erano le 9,35 quando in segreteria hanno fatto irruzione Alberto e Angela Mastropietro, che accompagnavano due cittadini accomunati da una triste vicenda: sfratto esecutivo per loro e le loro famiglie, con anche dei bambini piccoli. Marinel Serban, romeno ma in Italia da 15 anni, è stato sfrattato tre mesi fa sotto la neve e adesso vive per strada con la moglie, sfuggendo al freddo solo la notte quando dormono da amici che ospitano i loro bambini. Loutse Bolan Ferdinand, camerunense di quarantaquattro anni, è stato sfrattato ieri mattina ed è padre di tre bambini che vanno regolarmente a scuola e all’asilo.

La protesta dei servizi sociali è il villaggio San Francesco, struttura che in questi anni ha dato ospitalità a uomini e donne in difficoltà. Ma significherebbe costringere cinque persone a vivere in una stanza. «Impensabile – ha incalzato Alberto che difende il diritto alla casa –: chiediamo un intervento deciso delle istituzioni perché queste situazioni di emergenza si possono risolvere solo con una volontà politica».

Verso le 10, un intermediario del Comune ha portato il messaggio all’assessore Laura Canale, che ha suggerito ai diretti interessati di rivolgersi alla dirigente del settore Servizi sociali, la dottoressa Antonella Carena. «Non vogliamo tecnici, vogliamo rappresentanti politici», ha insistito Alberto. Seduti pazientemente ad aspettare davanti alla sala Consiglio, i due sfrattati e i loro difensori sono stati finalmente ricevuti alle 10.50 dal vicesindaco Angela Gregorini e dall’assessore Giuliano Ruffinazzi, le cui risposte hanno scatenato la loro irritazione.

«L’assessore non può dire che uno è sistemato perché ospitato – ha urlato Marinel –, appena mi mandano via vengo a dormire in Comune». «Siamo sensibili al problema – ha affermato la Gregorini –, ci stiamo muovendo in tutti i modi, ci sono tempistiche da rispettare, non dipende solo da noi». Alle 12,20 era tutto finito: «Non tollereremo più situazioni del genere, ci rivedremo», ha concluso Alberto.