Omicidio Garlasco, Stasi non può avere lasciato impronte di scarpe in casa di Chiara

Il difensore Giarda rivela che Alberto calzava il numero 41 e non il 42 di Gabriele Moroni

Alberto Stasi

Alberto Stasi

Garlasco, 4 ottobre 2014 - "Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi calzava scarpe 41 e non 42. Le impronte rimaste nella casa di Chiara Poggi non possono essere quelle delle sue scarpe". Fabio Giarda, uno dei difensori di Alberto Stasi, commenta per la prima volta l'indiscrezione che gli inquirenti avrebbero identificato la marca, il modello e il numero (il 42) delle scarpe che attraversarono il villino di via Pascoli, a Garlasco, per aggredire, inseguire, colpire, uccidere Chiara e quindi fuggire.«Il Ris – dice Giarda – parla, per una impronta non completa, del 27 e mezzo secondo la misura americana dei piedi. Tradotto, significa un numero 42 e anche di più. Quel giorno Alberto portava il 41. Mentre era a Londra, Alberto si era disfatto di un paio di scarpe, vecchie e logore. Aveva comunicato la sua intenzione a Chiara, rimasta a Garlasco. Da una fotografia nel suo computer era stato possibile risalire al modello di quelle scarpe: le suole non erano a pallini».

Il processo ad Alberto Stasi, da sempre unico imputato, riprenderà l'8 ottobre alla prima Corte d'Assise d'appello di Milano. Riprenderà nel segno delle perizie appena depositate. Era quasi impossibile scansare le macchie di sangue sulla scena del delitto. Altrettanto remota la possibilità che le calzature non si sporcassero e non rilasciassero particelle ematiche al contatto con altre superfici, per primo il tappetino della Volkswagen Golf su cui Stasi risalì dopo avere scoperto il corpo della fidanzata. «Niente – ribatte Giarda – di sostanzialmente differente rispetto alle perizie del primo grado. Il percorso è stato allungato e quindi la possibilità di evitare il sangue è diminuita. Le macchie erano ormai secche. I primi carabinieri entrati non hanno lasciato impronte. Anche la perizia di primo grado concludeva che, come captavano, le scarpe erano in grado di rilasciare. In un test su quattro la camminata su sangue secco non ha rilasciato particelle. Il fatto è che le scarpe di Alberto sono state sequestrate diciannove ore dopo e i tappetini una settimana dopo. Nelle sperimentazioni il tappetino è rimasto nell'auto probabilmente per tre giorni e non per una settimana. I chilometri percorsi per i test non sono paragonabili a quelli percorsi da Alberto in quella settimana, che sono stati molti di più».  

gabriele.moroni@ilgiorno.net