Omicidio di Garlasco, Stasi, scarpe, bicicletta e graffi: accusa e parte civile, punto a favore

La Corte accoglie una parte delle richieste e sentirà nuovi testi

Alberto Stasi

Alberto Stasi

Garlasco (Pavia), 28 ottobre 2014 - La tipologia e la misura delle scarpe che avrebbe calzato l’assassino di Chiara Poggi. Un paio di calzature acquistato da Alberto Stasi nel 2006. La bicicletta da donna della famiglia Stasi e quella da uomo di Alberto. I presunti graffi su un braccio del giovane. Sono i punti principali toccati dalle decisioni della prima Corte d’Assise d’appello, dopo tre ore di camera di consiglio. Vengono accolte in parte le richieste dell’accusa e della parte civile. Nell’udienza del 3 novembre saranno ascoltati sette nuovi testimoni.

Le scarpe. È stata affidata a un maggiore del Ris e a un ingegnere la relazione tecnica «sulla marca e sulla taglia della scarpa dell’aggressore». In più, «le immagini delle scarpe dell’aggressore sono state per la prima volta sottoposte ad una procedura di raddrizzamento fotogrammetrico, così da rendere sicuro anche il calcolo delle dimensioni delle impronte». Oltre a convocare i due esperti, i giudici milanesi chiedono la documentazione su un paio di scarpe numero 42, prodotte da una ditta del Trevigiano, acquistato da Stasi con carta di credito il 16 settembre del 2006. Da acquisire anche le fotografie di Alberto al processo di primo grado a Vigevano, nel 2009. Secondo la difesa, che ha messo a disposizione le immagini, indossava quelle scarpe. Per l’accusa, sarebbe il riscontro che Stasi le possedeva già nel 2007 e non le consegnò ai carabinieri.

Le biciclette. È stata sequestrata mesi fa la bicicletta nera da donna della famiglia Stasi. Oltre ad acquisire la consulenza sulla data di fabbricazione dei vari componenti, la Corte attende tre testi: la responsabile della ditta fornitrice di autoaccessori che nel 2004 regalò la bici nera a Nicola Stasi, padre di Alberto; un imprenditore che commercializza pedaliere come quella montata sulla bicicletta; l’amministratore delegato della Atala per riferire sui pedali (dove si trovò il dna della vittima) della bicicletta di Alberto, marca «Umberto Dei», colore bordeaux. Accusa e parte civile si sono nettamente differenziate. Il sostituto procuratore generale Laura Barbaini esclude «matematicamente» uno scambio di pedaliere fra la bici da donna e quella di Stasi. L’avvocato Gian Luigi Tizzoni si è opposto all’acquisizione della consulenza del pg e sostiene la tesi che sulla bicicletta di Stasi (un modello prodotto in soli 32 esemplari, fra il 2002 e il 2008) non erano montati i pedali orginari. I segni su Stasi. La sera del 13 agosto del 2007, nella caserma di Garlasco, i carabinieri notarono sull’avambraccio sinistro del giovane due segni che Stasi spiegò come provocati dal suo cane. Verranno sentiti in aula il brigadiere Pennini e l’allora vicebrigadiere Serra, che furono anche i primi a entrare nella villetta di via Pascoli, fra le 14 e le 14.10. Non sarà ascoltato l’ex maresciallo Francesco Marchetto, all’epoca al comando della stazione, ma andrà agli atti la richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza, legata alla questione della bici nera. Escluse anche le testimonianze di un dipendente di Stasi padre e delle due vicine che, la mattina del delitto, notarono una bicicletta nera da donna davanti a casa Poggi. gabriele.moroni@ilgiorno.net