Omicidio Garlasco, Stasi e la camminata tra il sangue: "Avrebbe dovuto macchiare l’auto"

Le scarpe di Alberto Stasi avrebbero dovuto sporcarsi anche a contatto con le macchie di sangue già essiccate. È questa la più importante novità nelle 160 pagine della perizia depositata ieri nella cancelleria della prima Corte d’Assise d’appello di Milano. Le stesse scarpe avrebbero dovuto rilasciare delle tracce, sporcando per primo il tappetito della Golf di Gabriele Moroni

Alberto Stasi

Alberto Stasi

Garlasco (Pavia), 27 settembre 2014 - Le scarpe di Alberto Stasi avrebbero dovuto sporcarsi anche a contatto con le macchie di sangue già essiccate. È questa la più importante novità nelle 160 pagine della perizia depositata ieri nella cancelleria della prima Corte d’Assise d’appello di Milano. Le stesse scarpe avrebbero dovuto rilasciare delle tracce, sporcando per primo il tappetito della Golf: lo studente bocconiano vi risalì nel pomeriggio del 13 agosto 2007 per raggiungere la stazione dei carabinieri di Garlasco, subito dopo avere scoperto il corpo della fidanzata Chiara Poggi. Quando la vettura venne sequestrata, il tappetino era invece pulito. Il tappetino è il secondo importante elemento della nuova perizia. Quanto alla possibilità di evitare le macchie di sangue esiste una possibilità che varia da uno a un milione e da uno a dieci milioni.

L’omicidio di Chiara Poggi. Fu rapido, pochi minuti. La prima macchia di sangue, alla base delle scale del salotto, si formò in un tempo «assai breve», non più di tre minuti.  Le scarpe di Stasi. Secondo il medico legale torinese Roberto Testi le calzature si sarebbero potute sporcare anche a contatto con le macchie di sangue secche. Spiegazione: le scarpe avrebbero avuto la capacità di frantumare le tracce secche (lo erano certamente le più piccole), venendo così a contatto con il sangue ancora fluido, sotto la crosta. Allo stesso modo, dei microgranuli si sarebbero potuti infilare negli interstizi delle suole a lisca di pesce. «In particolare — annota la perizia — si è evidenziato che, dopo aver calpestato delle macchie di sangue sia umide che secche, le suole delle scarpe hanno captato particelle ematiche tanto da risultare costantemente positive al Luminol nelle diverse posizioni». Non poteva essere diversamente. I periti sottolineano come calzature della stessa tipologia di quelle «utilizzate dall’imputato siano dotate di una marcata capacità di adesione e captazione di piccole particelle di sangue». Non solo. Considerata la loro struttura, quelle scarpe avrebbero potuto anche in parte rilasciare la sostanza ematica su altre superfici, in un arco di tempo compreso fra il ritrovamento del cadavere e l’arrivo di Stasi dai carabinieri. Invece il tappetino della Golf era pulito. Sul punto le prove del perito sono andate avanti per cinque giorni con una «guida» di oltre 100 chilometri, questo perché l’auto venne posta sotto sequestro soltanto dopo una settimana. In tutti i test le suole «sono state in grado di trasferire parte del materiale ematico ai tappetini dell’auto calpestati sperimentalmente». La camminata di Stasi in casa Poggi. Il professor Gabriele Bitelli e il professor Luca Vittuari, dell’università di Bologna, hanno esteso la ricostruzione virtuale ai primi due gradini della scala della cantina dove venne trovata la vittima, come lungamente richiesto dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, parte civile per la famiglia di Chiara. I periti non credono all’«evitamento inconsapevole». La possibilità di non calpestare il sangue nella ristrettissima zona compresa fra la porta e i due gradini è dello 0,00002. Se si considera solo il primo gradino è dello 0,000036. Percentuali infinitesimali che scendono sotto quelle stimate dagli esperti in primo grado: lo 0,6 della consulenza Boccardo per la procura di Vigevano, la percentuale di uno su 78mila della perizia Balossino.