Venerdì 26 Aprile 2024

La laurea in Fisica era fantasma: alla sbarra l’ex direttore Apolf

Una laurea mai ottenuta. E, di conseguenza, un incarico ricoperto senza averne le qualifiche. Con queste accuse è stato rinviato a giudizio l’ex direttore dell’Apolf di Pavia, Enrico Scotti di Nicoletta Pisanu

Enrico Scotti ha sempre difeso la sua posizione (Torres)

Enrico Scotti ha sempre difeso la sua posizione (Torres)

Pavia, 28 gennaio 2014 - Una laurea mai ottenuta. E, di conseguenza, un incarico ricoperto senza averne le qualifiche. Con queste accuse è stato rinviato a giudizio l’ex direttore dell’Apolf di Pavia, Enrico Scotti. Il processo a suo carico inizierà il 16 luglio. Il Comune di Pavia si è costituito parte civile, in quanto la scuola di formazione Apolf è in parte dell’ente e in parte della Provincia di Pavia. Già a novembre, il pubblico ministero Paolo Mazza aveva chiesto il rinvio a giudizio dell’ex dirigente. Il bubbone dello scandalo era scoppiato ad aprile 2013, quando l’Università di Pavia aveva smentito che il direttore si fosse laureato in Fisica Teorica e Cibernetica come, secondo le accuse, aveva invece dichiarato nel proprio curriculum vitae.La verifica sul titolo di studio era stata fatta partire dalla presidenza dell’agenzia di formazione, che in quel periodo era guidata da Maurizio Sorisi, per accertare la veridicità di quanto sostenuto nell’autocertificazione che Scotti avrebbe presentato al momento di candidarsi per l’incarico di direttore. Non appena scoperto che non si era laureato, Apolf lo ha sospeso.

Ora è indagato  per truffa aggravata ai danni dello Stato. Ha ricoperto il ruolo di direttore dal settembre 2012 all’aprile 2013, percependo compensi alti, intorno agli 85mila euro annui, di cui 15mila di bonus. Proprio riguardo agli stipendi ottenuti è stato citato dalla Corte dei conti, che ipotizza 70mila euro di danni, e a fine febbraio in udienza si contesterà a Scotti di aver ricevuto il denaro pur non avendo le caratteristiche per ricoprire il prestigioso incarico. Scotti già in precedenza si era giustificato, rendendo pubblica una sua lettera in cui commentava i fatti e sostenendo che non gli era mai stato chiesto di esibire un titolo di studio e che di fatto lui stesso non ne aveva mai fatto sfoggio. Un terzo procedimento che lo vede coinvolto invece si è già concluso. Infatti, finito il rapporto di lavoro, Scotti aveva impugnato il licenziamento e si era arrivati a un accordo che prevedeva un indennizzo di 40mila euro a suo favore da parte dell’agenzia.