Giovedì 25 Aprile 2024

Uccise il fidanzato senza un perché. Condannata in appello a 12 anni

Il prof vigevanese fu massacrato di coltellate in Trentino di Umberto Zanichelli

Ina Celma, 35 anni, vestita da figurante

Ina Celma, 35 anni, vestita da figurante

Vigevano, 22 gennaio 2015 - Il tribunale le ha riconosciuto il vizio parziale di mente, attenuante che, giudicata prevalente sulle aggravanti, l’ha portata alla condanna a 12 anni di reclusione. Ina Celma, 35 anni, la moldava di passaporto romeno che il 18 ottobre del 2011 ha ucciso l’uomo che avrebbe dovuto sposare di lì a qualche settimana, l’insegnante vigevanese Marco Chiapparoli, 35 anni, dovrà trascorrere la pena in una casa di cura dopo aver atteso la sentenza all’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere.

I giudici in sostanza hanno accolto le tesi avanzate dagli avvocati Enrico Zaccone e Agnese Grippo che si erano subito appellati alla sentenza di primo grado che aveva mandata assolta l’imputata per vizio totale di mente. I giudici hanno disposto anche il versamento di una provvisionale di 100mila euro ai genitori e di 50mila alla sorella della vittima.

L’omicidio era avvenuto nella casa di Carisolo (Trento) dove la coppia, che aveva già fissato le nozze per dicembre, era andata a vivere da poche settimane dopo che l’insegnante aveva ottenuto una cattedra annuale nella zona. La loro storia era iniziata diverso tempo prima e Ina Celma non aveva mai dato evidenti segnali di disagio, anche se il suo futuro marito sapeva che aveva qualche problema psichiatrico. Ma non si era mai impensierito e, meno ancora, aveva temuto di essere in pericolo. Almeno fino a quella notte nella quale Ina Celma ha impugnato un grosso coltello da cucina e l’ha colpito nel sonno con una grandinata di colpi, sei dei quali lo hanno preso alla testa e alla gola, uccidendolo. «Ma cosa sia avvenuto in quei tremendi momenti e perché – commenta l’avvocato Zaccone – nessuno lo sa né lo saprà mai. Ina Celma non ha mai voluto spiegarlo nel corso delle numerose perizie alle quali è stata sottoposta». E proprio questa sua reticenza ha fatto cadere l’ipotesi della totale infermità. «Si tratta di una condizione presunta che deve essere dimostrata da chi ne ha interesse, cioè dalla difesa – spiega ancora Zaccone – e per farlo è necessario che sussista una relazione diretta tra il problema psichiatrico e l’azione criminosa cosa che non è mai stato possibile dimostrare». L’unica certezza è che il cadavere dell’insegnante è stato trovato all’alba da un vicino di casa, insospettito dalla porta d’ingresso aperta e dalle tracce di sangue. Accanto, in stato confusionale, c’era Ina Celma. La donna aveva tentato di tagliarsi le vene. [email protected]