Pavia, un Patto per creare lavoro

In Curia sottoscritto un accordo tra Diocesi, istituzioni, associazioni Lo scopo è riqualificare e formare chi è rimasto disoccupato

I protagonisti dell'incontro

I protagonisti dell'incontro

Pavia, 9 aprile 2017 - Tutti  insieme per far uscire Pavia dalle ‘sabbie mobili’ della crisi e dare un lavoro a qualcuno tra i quasi 60mila disoccupati della provincia, oltre 22mila dei quali vivono nel Pavese. E’ stato sottoscritto in Curia il ‘Patto per il lavoro’ tra la Diocesi, le istituzioni locali come Comune e Provincia, le associazioni degli imprenditori, i sindacati e i centri di formazione. Venti i primi ‘sognatori’ come sono stati definiti, ma altri potranno aggiungersi in qualunque momento. "Questo patto - ha detto il vescovo Sanguineti - non potrà risolvere tutti i problemi del lavoro, ma potrà essere di stimolo perché un’occupazione seria dà dignità alla vita".

Invece sono molti in provincia a non avere un’occupazione. Tra questi il 28,5% ha più di 50 anni, il 26% tra 40 e 49 e il 21,4% tra 15 e 29 anni. "Ogni giorno chi viene in Comune - ha detto il sindaco Massimo Depaoli - chiede una casa e un lavoro". A loro l’ammistrazione comunale assegnerà piccoli interventi di manutenzione e ristrutturazione di immobili. Ma, come ha ricordato Roberto Meregaglia presidente dell’Ucid (Unione cattolica imprenditori e dirigenti) e volontario Caritas, ogni anno sono 600 le persone che bussano alla porta di via Pedotti in cerca d’aiuto. Anche per risolvere i problemi di queste persone, la Provincia metterà a disposizione il know how testato nei centri per l’impiego, mentre la Coldiretti farà conoscere la App ‘job in country’ creata per far incontrare domanda e offerta nel settore agricolo. La Cisl, che ha uno ‘Sportello lavoro’, metterà a disposizione una banca dati in cui sono inserite anche persone qualificate.

"Dobbiamo coinvolgere anche le scuole", ha proposto il vice presidente di Confindustria Pavia Daniele Cerliani. Della rete, infatti, per ora fanno parte solo i centri di formazione professionale. Ogni sottoscrittore del Patto dovrà "facilitare il dialogo tra le parti, al fine di realizzare progetti di riqualificazione-ricollocazione-formazione al lavoro in favore di persone senza un’occupazione e, specialmente, di persone socialmente svantaggiate". Inoltre e verranno avviati "progetti di auto-imprenditorialità e altri volti all’inserimento lavorativo di migranti". L’obiettivo è quello di coniugare "opportunità lavorative, specialmente per i giovani inoccupati, innovazione industriale e aumento della competitività aziendale". Come primo passo sono già in programma percorsi di inserimento, tirocini, eventi culturali e formativi.