Arena Po, a rischio trentadue operai delle coop

Protestano i lavoratori dell’area logistica Ambrosetti, i sindaci della zona: "Aprire confronto urgente"

La manifestazione nell’area logistica di Chignolo(Torres)

La manifestazione nell’area logistica di Chignolo(Torres)

Arena Po, 22 settembre 2016 - «Le cooperative? Un incubo». Non usa mezzi termini uno dei trentadue lavoratori impiegati nell’area logistica Ambrosetti di Arena Po e in agitazione da due giorni, per chiedere il ritiro della procedura di licenziamento. Picchetti sono stati organizzati in entrambe le aree della logistica, ad Arena Po e Chignolo Po. Le condizioni di lavoro, protestano, sono difficili e gli stipendi spesso non superano i mille euro mensili: «In un’area come questa dove il lavoro non manca e dove sono in arrivo ben 10mila auto usate – sottolinea Massimo Colognese della Cgil – a parte la proprietà, si assiste alla paradossale situazione di ben 4 coop interessate da appalti e subappalti. Ma questi lavoratori cosa devono produrre per mantenerli tutti?».

Due di queste coop (Drive cars e Quality car) hanno disertato la riunione convocata l’altra sera, in Comune a Stradella, presenti i sindaci di Stradella Piergiorgio Maggi, di Broni Antonio Riviezzi, di Arena Po Alessandro Belforti e di Portalbera Pierluigi Bruni oltre alle rappresentanze dei lavoratori. «È urgente aprire un confronto sulle problematiche delle logistiche chiedendo che anche l’Area vasta partecipi a questa iniziativa», recita il documento diramato dai sindaci. Appena chiusa un dura vertenza, a Stradella alla Ceva, si è riaperta quella dell’Ambrosetti con la prossima riunione, convocata in Regione, il 26 settembre, decisiva per le sorti dei lavoratori che rischiano, nella migliore delle ipotesi, di dover cambiare cooperativa, avere meno diritti e subire un consistente taglio allo stipendio.

In questa lunga sequenza di vertenze che coinvolgono le coop, oggi si apre un altro confronto, tutt’altro che facile, per un altro sito legato alla logistica trasporti a Bressana Bottarone. Anche in questo caso in bilico diversi posti di lavoro con il sindacato impegnato a proporre soluzioni che limitino il possibile impatto sociale, facendo ricorso, dove possibile, anche al part time: «Cambiano le sedi e spesso cambiano il nome delle coop, anche diverse volte in pochi mesi, ma la situazione è sempre la stessa, precaria e difficile, per chi ci lavora», segnala un addetto di una coop operante a Stradella. E negli ultimi due anni, il numero delle coop attive in zona è triplicato.