Cantina La Versa: storia in fermento. Via il rosso di bilancio, cda da rifare

Oltre un secolo di lavoro salvato, pendenze sanate e “aiuto” dalle banche

Cantine La Versa (Torres)

Cantine La Versa (Torres)

Santa Maria Della Versa, 16 giugno 2016 - Oltre un secolo di storia (111 anni), vent’anni, prima dell’esercizio 2015-2016, di «sofferenza», dapprima attenuata perché si trattava di perdite contenute, poi accentuata perché il «rosso» è divenuto insostenibile e la blasonata la cantina «La Versa 1905» ha rischiato di portare i libri in tribunale. Quest’anno alla prossima assemblea convocata per il 10 luglio il bilancio tornerà a riportare il segno più. «Non aspettatevi cifre roboanti, ma è già qualcosa che succeda anche perché qualche investimento lo abbiamo anche fatto e già spesato» preannuncia l’ad bresciano Abele Lanzanova. Da Brescia e dintorni, infatti, un anno e mezzo fa, è arrivato il «salvagente» e dalle banche l’ok per «congelare» i rimborsi nel prossimo triennio. Giorni fa, però, un altro colpo di scena: il presidente del Cda Giancarlo Baruffi e il suo vice, Paride Del Monte, in carica da meno sei mesi, si sono dimessi.

Nuovo presidente è stato nominato Cesare Dezza, ma l’assemblea dovrà nominare altri nuovi due consiglieri in rappresentanza dei soci storici. Sul piano operativo, qualcosa si muove: 70mila bottiglie si sono aggiunte al magazzino di pregiati spumanti e vini dove, dal 2009 non entrava più una bottiglia di nuova produzione. La «svolta» attesa, però, è quella della prossima vendemmia. A Santa Maria della Versa, in epoche normali, si pigiavano dai 110mila ai 130mila quintali di uve pregiate mentre negli ultimi due anni, ne sono stati conferiti solo dai 10 ai 15mila quintali. Motivo? Il pesante arretrato nel pagare i conferimenti effettuati addirittura nel 2010. «In occasione dell’assemblea, saranno pagate le pendenze relative al 2010 e quelle, non consistenti, del 2015» fanno sapere i vertici operativi della cantina. D’altronde per il settore che in Oltrepo coinvolge oltre seimila aziende, fra grandi, medie e piccole ed è la spina dorsale dell’economia, è essenziale che le cantine sociali rimaste in attività continuino ad avere un ruolo predominante. In Oltrepo, infatti, si vendemmiano, mediamente ogni anno, circa 1,4 milioni di quintali di uve e le cantine sociali sono i primi acquirenti con oltre il 60% della produzione poi trasformata in vino. «Terre d’Oltrepo » con gli enopoli di Broni e Casteggio, fa la parte del leone, ma anche «La Versa», la Cooperativa di Canneto Pavese e «Torrevilla» di Torrazza Coste, coprono una buona parte del collocamento della materia prima. Aumenta la propensione di produttori privati a vinificare in proprio, ma è indubbio che le cantine sociali che, nel periodo d’oro, fatturavano quasi 80 milioni di euro l’anno, costituiscono sempre l’asse portante della vitivinicoltura dell’Oltrepo Pavese. Al punto che, per superare la crisi, c’è chi rilancia la proposta: facciamone una sola, grande e potente.