Pavia, 18 marzo 2014 - Dopo essersi «imparentato» con Scotti, ora il gruppo iberico Ebro Foods guarda al riso lomellino. Una fusione che potrebbe rilanciare il brand di Pavia. Ad Angelo Colussi, presidente dell’omonimo gruppo con cent’anni di storia alle spalle e un portfolio con alcuni tra i più importanti marchi italiani di pasta, riso, prodotti da forno e pasticceria, gli spagnoli hanno formulato un’offerta d’acquisto per lo stabilimento Agnesi di Oneglia (Imperia) e il comparto riseria con i centri di produzione di Valle Lomellina, nei quali si confeziona il Riso Flora. Una proposta che l’imprenditore sarebbe propenso ad accettare, forse anche perché secondo i recenti dati commerciali divulgati dal gruppo, il riso rappresenterebbe uno degli anelli deboli del suo business.

Ma non per questo Antonio Hernandez Callejas, ceo della società madrilena leader nei primi piatti, ha pensato di «mangiarsi» riso Flora. Risale ad almeno un anno fa, infatti, l’interessamento di Ebro Foods - leader mondiale nel riso e secondo nella pasta, che in Italia controlla anche Carapelli, Sasso e Bertolli - ma solo ora si sarebbe concretizzato in una proposta formale che rientrerebbe in un disegno di internazionalizzazione più ampio. Da meno di un anno, infatti, Ebro controlla il 25% della Riso Scotti ed è entrato nel gruppo risiero pavese anche per intensificare la propria presenza sul mercato dell’Est Europa. E, grazie alla partnership, l’imprenditore è riuscito a far arrivare il suo riso in Spagna, Portogallo e Gran Bretagna. Inoltre si appresta a commercializzare nella penisola iberica e nel Regno Unito il latte e la pasta di riso. Stando all’analisi della Camera di commercio di Pavia, in collaborazione con Borsa Merci Telematica, emerge come i prezzi all’ingrosso del risone carnaroli abbiano registrato tra novembre e gennaio una crescita del 46% sulla piazza di Pavia, attestandosi a gennaio su un valore di 632,5-/t, ai massimi dal luglio 2011.

Un'impennata che ha condotto le quotazioni a raddoppiarsi rispetto allo scorso anno: +95,6% rispetto a gennaio 2013. Al contrario, il prezzo del risone thaibonnet si è attestato a gennaio su un valore medio mensile di 246 -/t, in linea con i valori di inizio campagna, ma inferiore di oltre 14 punti percentuali rispetto a gennaio 2013. «Sono soddisfatto per le quotazioni dei risoni del mercato interno - è il commento del presidente della Camera di commercio, Giacomo de Ghislanzoni Cardoli - ma preoccupato per le varietà da esportazione che pagano la decisione della Ue di abolire i dazi per i risi lavorati provenienti da Cambogia e Thailandia, concorrenziali ai nostri».