Pavia, 30 luglio 2011 - Aumentano le imprese, ciò che è ancora difficile è riuscire a farle vivere. Lo dicono i dati della Camera di Commercio per il secondo trimestre dell’anno. Tra aprile e giugno, infatti, è stato registrato un numero di iscrizioni pari a 920 unità, in ripresa rispetto al periodo precedente (+1,8%) anche se leggermente inferiore a quello corrispondente del 2010 (-0,27%), e un numero di cessazioni che, attestandosi a 588, segna un lieve incremento negativo rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (+0,18%) ma con un rimbalzo più consistente rispetto ad aprile 2011 (+1,2%). Il saldo del secondo trimestre 2011, escluse le cessazioni d’ufficio, risulta comunque positivo per 332 unità, inferiore rispetto a quello corrispondente del 2010 ma superiore a quelli del 2009 e 2008 (rispettivamente +198 e +261).

Salgono così a 50.407 le imprese registrate alla Camera di Commercio nel II trimestre del 2011, in crescita dello 0,53% rispetto a un anno fa. Guardando ai vari settori, si evidenziano andamenti positivi o stabili con l’eccezione del commercio che perde 25 unità. L’edilizia si conferma invece una risorsa fondamentale per il territorio con una variazione positiva di 109 imprese rispetto a marzo. Bene anche i servizi di noleggio e supporto alle imprese e quelli relativi all’informazione (rispettivamente +21 e +13 imprese). Quanto alla forma giuridica, il 61% delle imprese pavesi è individuale, anche se si registrano tassi molto positivi per le società di capitali e per le cosiddette «altre forme».

 

Quasi il 40% dell’incremento della base imprenditoriale rilevato nel secondo trimestre dell’anno in corso (pari a 136 unità) è frutto del recupero delle imprese artigiane che, dopo tanti trimestri negativi, spuntano un saldo positivo. «È evidente — commenta il presidente della Camera di Commercio, Giacomo de Ghislanzoni — che nonostante qualche segnale di rilancio, le aziende faticano a restare sul mercato. L’espansione della base imprenditoriale resta moderata da un numero di cessazioni ancora molto elevato. Da aprile a giugno 588 imprese hanno chiuso. Soprattutto ditte individuali (l’80% circa) ma anche di società di persone (9,9%) e di capitali (8%), segno evidente che le nostre forze imprenditoriali non riescono ad avvertire la spinta di una ripresa ancora troppo debole e inconsistente e sono frenate da un clima economico che sembra permanere incerto. Occorre dunque supportare ancora di più le imprese attraverso un’efficace semplificazione normativa».