Voghera, il carcere rieduca i killer: "Puliscono le tombe delle vittime"

L'idea della direttrice Maria Antonietta Tucci per i detenuti al 41 Bis

Il carcere di Voghera

Il carcere di Voghera

Voghera (Pavia), 21 gennaio 2018 - Cancellare il peso del reato commesso per consentire ai detenuti di uscire dalla cella cambiati e rieducati. Le carceri provano ad adeguarsi alla Costituzione e alle nuove norme che impongono i percorsi della cosiddetta “giustizia riparativa”. Facile, relativamente, per un ladro o per un vandalo che può restituire il maltolto o aggiustare quello che ha rovinato.

Ben più difficile se il recluso da rieducare è un killer di mafia, un boss di una cosca che sulla coscienza ha magari più di un cadavere. Eppure, alle prese con questo non piccolo problema, al supercarcere di Voghera, dove in regime di 41 bis, sono ristretti sotto massima sorveglianza alcuni esponenti dei clan. Anche per loro, anche se il numero è evidentemente ridotto, si sta sperimentando l’ultima forma di riabilitazione. Ma, visto che il rapporto diretto con le vittime del reato non ci può essere, dato che sono morte, la direttrice Maria Antonietta Tucci ha deciso di mandare alcuni dei suoi detenuti per omicidio a pulire le tombe di coloro che hanno ucciso.

Lo ha raccontato lei stessa. Ma il percorso non è stato semplice: «Chi accetta di partecipare al programma è spesso accusato dagli altri detenuti di essere un “infame”», spiega Tucci. Perché per un mafioso recuperare un rapporto con la vittima che non c’è più assomiglia in qualche modo al pentimento e al tradimento dell’organizzazione. Un approccio difficile, quindi, «ma il progetto prosegue». «Occuparsi delle tombe delle persone che hanno ucciso – conclude la dirigente – è il modo più efficace perché prendano coscienza anche visivamente di quello che hanno fatto». Perché un recupero non può che partire dalla consapevolezza.  

Precisazioni dalla direttrice del carcere di Voghera