Vigevano, torturato e violentato a 15 anni: l’orrore della gang sui social

Ragazzini arrestati. "Foto come trofei"

Un frame del video relativo alle indagini dei carabinieri

Un frame del video relativo alle indagini dei carabinieri

Vigevano (Pavia), 15 marzo 2017 - Una vera banda le cui «imprese», regolarmente riprese con gli smartphone e postate sui principali social network, con il passare dei mesi sono diventate sempre più temerarie e crudeli. I carabinieri di Vigevano l’hanno sgominata arrestando quattro ragazzi, tutti minorenni, e denunciando a piede libero altri sei coetanei. Tutti devono rispondere di accuse gravissime: violenza sessuale in concorso, riduzione in schiavitù, pornografiaminorile, stato di incapacità procurato mediante violenza e violenza privata. Gli arrestati, che sono già stati interrogati all’istituto Beccaria di Milano dove si trovano da qualche giorno, avrebbero ammesso le proprie responsabilità addossandola colpa di tutto al quindicenne che era considerato il loro leader. Il gruppo composto da ragazzi di buona famiglia, con l’appoggio di altri coetanei, sarebbe anche responsabili degli atti di vandalismi degli ultimi mesi, consistiti nel lancio di sassi verso i treni in transito e il danneggiamento delle carrozze in sosta che erano state invase dal contenuto degli estintori.

La baby gang seminava la paura tra i coetanei, convinta di essere pressochè intoccabile: nel loro mirino era finito in particolare un quindicenne che era diventato il bersaglio dei loro «giochi» sempre più pesanti. A dicembre lo avevano costretto a bere alcolici minacciandolo di percosse e poi, dopo avergli serrato una catena attorno al collo,lo avevano portato in giro per la città. Lui, che all’inizio aveva accettato quegli scherzi pesanti perché non voleva essere respinto dal gruppo il cui capo considerava un esempio da imitare e che da quegli amici si sentiva protetto, con il passare del tempo aveva tentato di sottrarsi, senza riuscirci, da quel giogo. In più di una occasione alla vista della baby gang aveva cambiato strada cercando di fuggire con il risultato di spingere i componenti ad inseguirlo. Dopo il primo episodio, avvenuto a dicembre, lo scorso febbraio era accaduto quello più cruento: il «branco»lo aveva condotto in aperta campagna nei pressi di un ponticello su un piccolo corso d’acqua, lo aveva fatto spogliare e poi, dopo averlo appeso a testa in giù,lo aveva brutalizzato utilizzando una pigna.

Tutto era stato documentato con gli smartphone. Qualche giorno dopo la madre del ragazzo, quando aveva scoperto che le foto di quell’episodio stavano girando tra i compagni di scuole, aveva detto basta e si era rivolta ai carabinieri. I militari del capitano Rocco Papaleo, in pochi giorni, li hanno identificati e denunciati tutti. Tra essi c’è anche un tredicenne che, seppur non imputabile, perla sua pericolosità sociale potrebbe essere sottoposto a una misura di prevenzione. Durante le perquisizioni domiciliari i militari hanno ritrovato numerosi marteletti frangivetro sottratti ai treni in sosta la cui presenza, anche in numero consistente, non aveva insospettito i genitori. Per mantenere il controllo della situazione la banda di minorenni non esistava a intimorire chi potesse in qualche modo intralciare la strada: è il caso di due quindicenne oggetto di una vera e propria «spedizione punitiva» nel corso della quale erano stati aggrediti e percossi perché ritenuti responsabili di aver denunciato i comportamenti da bullo del loro leader. L’aggressione non aveva avuto altre conseguenze solo per l’intervento di un genitore di passaggio.