Omicidio a Dorno, la gelosia per Emanuela: "Ho fatto una cavolata, uccidetemi"

Il paese si sveglia sotto choc. Il sindaco proclama il lutto cittadino

Roberto Garini ed Emanuela Preceruti (foto Fb)

Roberto Garini ed Emanuela Preceruti (foto Fb)

Dorno, 30 giugno 2016 - Un mazzo di fiori davanti ai tre gradini che portano all’ingresso del civico 93 di via Passerini. È il ricordo discreto che i dornesi hanno voluto tributare a Emanuela Preceruti, morta a 44 anni uccisa dall’uomo con il quale aveva avuto una relazione. Una storia, la loro, segnata dalla gelosia di Roberto Garini, 51 anni che, messo davanti alla possibilità di perderla ha sparato contro la donna, uccidendola. «Che fosse geloso si sapeva – raccontano in paese – ma nessuno si sarebbe mai aspettato che la storia potesse chiudersi in modo tanto tragico». Negli archivi dei carabinieri non ci sono denunce per maltrattamenti presentate dalla vittima, molto conosciuta nel Comune lomellino. Una figlia dodicenne, l’amore che l’aveva portata in Francia per poi ricondurla tra i campi della Lomellina. A riportarla a casa era stato proprio Roberto che la conosceva da sempre e che da sempre aveva nutrito un interesse per Emanuela. L’aveva ritrovata su Facebook, si erano scritti. Forse si erano raccontati delle reciproche delusioni, anche lui era separato, si sono visti. Poi è nato qualcosa. «Quando si vedevano in giro sembravano affiatatissimi», racconta un vicino di casa. Ma poi qualcuno a mezza bocca si lascia scappare che la ex moglie aveva deciso di andarsene proprio per la sua gelosia, forse perché lui in qualche occasione aveva alzato le mani. E poi da capire c’è il rapporto dell’uomo con l’alcol. Qualcuno dice che non fosse occasionale, di certo martedì sera, per sua stessa ammissione, qualche birra l’ha bevuta prima di diventare un omicida: «Ho fatto una c..., uccidetemi», ha mormorato mentre veniva accompagnato fuori dalla sede della Croce Garlaschese dove è stato sottoposto ai primi accertamenti.

Davanti ai carabinieri, già nella notte, ha reso un’ampia confessione anche se nel suo racconto ci sono momenti che devono ancora essere chiariti. Il sindaco di Dorno, Mariarosa Chiesa, che ha proclamato il lutto cittadino, conosceva bene la vittima e la sua famiglia: «Era stata per qualche tempo all’estero, in Francia – racconta –. Poi quando aveva deciso di tornare aveva fatto un salto in Comune per lasciare il suo curriculum. Era maestra d’asilo e sperava di poter trovare un lavoro». Un’occupazione che per il momento però non era arrivata e con l’incrinarsi della sua relazione forse Emanuela aveva pensato di poter cambiare vita: «Me ne vado, me ne torno in Francia», pare che abbia detto martedì sera durante il suo ultimo scontro con il compagno. Forse proprio l’idea di perderla ha annebbiato la mente dell’uomo che poi l’ha uccisa. Ieri sera Emanuela Preceruti è stata ricordata in occasione di una manifestazione sportiva in programma al campo sportivo del paese con l’obiettivo di raccogliere fondi per il policlinico San Matteo, con un’esposizione di scarpe rosse, il simbolo del no alla violenza sulle donne. Una violenza che spesso si annida proprio in casa, in quel luogo dove la quarantaquattrenne dornese e la figlia dodicenne si sentivano al sicuro.