Medicina in lingua inglese: a Pavia i primi 40 laureati

Il corso dell'università pavese presto sarà riconosciuto come ‘pilota’

ATENEO In alto la presidente  del corso di laurea Orsetta Zuffardi A sinistra, i sempre più numerosi aspiranti studenti impegnati  in un test d’ingresso  per accedere al corso ‘Harvey’ (Torres)

ATENEO In alto la presidente del corso di laurea Orsetta Zuffardi A sinistra, i sempre più numerosi aspiranti studenti impegnati in un test d’ingresso per accedere al corso ‘Harvey’ (Torres)

Pavia, 2 luglio 2015 - Sono stati dei pionieri e ora passeranno alla storia come i primi 40 studenti di un’università italiana laureati in Medicina in lingua inglese. La naturale conclusione di un corso, partito nel 2009, come il primo in assoluto in Italia al quale ne sono seguiti altri, denominato ‘Harvey’, in omaggio allo scopritore della circolazione del sangue. Ma in questi sei anni molto è cambiato. Se, infatti, è nato riproponendo la programmazione del corso in italiano (denominato Golgi), ‘Harvey’ in questi anni ha assunto una propria identità modellandosi come un corso anglosassone sulla falsariga delle School of Medicine e rivolgendosi a studenti italiani con una vocazione internazionale e a studenti stranieri. Un cambiamento dovuto al contributo del docente di Parologia Umana, Ermanno Gherardi che per tanti anni ha insegnato a Cambridge.

E proprio grazie a questa nuova struttura, potrebbe presto ‘Harvey’ potrebbe ottenere la denominazione ministeriale di ‘corso pilota’. «L’organizzazione didattica dei corsi – spiega la professoressa Orsetta Zuffardi, presidente del Corso – sta sviluppando una propria dimensione con un 70% di lezioni frontali e altre interattive. Inoltre, sono stati introdotti insegnamenti nuovi di carattere socioeconomico non presenti nel corso in lingua italiana. Stiamo cercando di puntare su una dimensione sempre più internazionale e una didattica mirata con esercizi e revisioni che accompagni gli studenti e consenta loro di dare gli esami appena dopo la fine delle lezioni. L’idea è di far capire, sul modello delle facoltà del nord Europa e degli Stati Uniti, che ogni momento è un momento topico, ma allo stesso tempo che così facendo lo studente può finire gli esami all’inizio dell’estate e utilizzare, come alcuni stanno già facendo, le vacanze per periodi di approfondimento in ospedali esteri o italiani». Delle circa 100 matricole che ogni anno si iscrivono ad ‘Harvey’, circa il 50% ora è composto da studenti stranieri che rendono il clima molto piacevole e cosmopolita anche durante le lezioni. Docenti non residenti in Italia che il ministero ha voluto in cattedra, poi arricchiscono ulteriormente un corso al quale i ragazzi sono sempre più interessati. Negli ultimi anni, infatti sono aumentati coloro che si presentano ai test d’ingresso, forse anche per le opportunità di lavoro che si aprono a un laureato in lingua inglese.

Le sessioni di laurea si terranno da mercoledì 8 in aula Scarpa e saranno delle autentiche discussioni tra docente e laureando. Venerdì 10 è previsto un intervento del rettore Fabio Rugge

manuela.marziani@ilgiorno.net