Gang italo-lettone che rubava gasolio. L’uomo dei capannoni viveva a Lodi

A lui il compito di individuare, sotto falso nome, le basi operative dove convogliare gli idrocarburi deviati dalle campagne pavesi

Operazione Enigma

Operazione Enigma

Pavia, 27 maggio 2017 - Era già stato arrestato lo scorso 4 aprile a Bellante (in provincia di Teramo), mentre si stava preparando a lasciare l’Italia per eludere le indagini. Davide Pompili, 50enne ufficialmente residente in provincia di Teramo (a Giulianova) ma domiciliato a Lodi, è uno degli 11 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Pavia ed eseguita dai carabinieri fra lunedì e martedì (anche se 4 degli 11 destinatari risultano ancora irreperibili), con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al furto di idrocarburi.

Nell'organizzazione criminale sgominata dall’operazione "Enigma", illustrata ieri mattina in conferenza stampa dal procuratore capo di Pavia, Giorgio Reposo, affiancato dal sostituto procuratore Andrea Zanoncelli, e dal comandante provinciale dei carabinieri di Pavia, colonnello Danilo Ottaviani, affiancato dal colonnello Stefano Nencioni (comandante del Reparto operativo provinciale) e dal capitano Rocco Papaleo (comandante della Compagnia di Vigevano), il ruolo del 50enne lodigiano è stato indicato come quello dell’intermediario italiano che individuava i capannoni da prendere in affitto, anche sotto false generalità, per essere adibiti a basi operative e siti di stoccaggio del carburante sottratto dagli oleodotti.

Un ruolo apicale contestato pur in un’organizzazione che per il resto risulta quasi esclusivamente composta da stranieri, in particolare originari della Lettonia, senza fissa dimora sul territorio italiano, come il "capo" 31enne e gli altri 4 connazionali arrestati lo scorso 16 maggio a Casatisma, anche loro bloccati appena prima che lasciassero l’Italia per eludere le indagini, poi tutti e 5 tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa lunedì. Le indagini erano state avviate fra ottobre e novembre dello scorso anno e in 6 mesi hanno portato a recuperare 140mila litri di carburante rubato, anche se l’ipotesi investigativa è che l’organizzazione fosse in azione da almeno un paio d’anni e, con le medesime modalità, abbia sottratto decine di milioni di litri di idrocarburi.

I carabinieri hanno individuato 7 siti di stoccaggio, 3 in provincia di Pavia (a Tromello, Castello d’Agogna e Certosa di Pavia), 3 in provincia di Piacenza (Fiorenzuola d’Arda, Gossolengo e Sarmato) e uno ad Alessandria, oltre a 3 ville trasformate in bunker blindati (per cercare di tenere a debita distanza le forze dell’ordine) utilizzate come abitazioni e ‘cabine di regia’ (a Fortunago, a Casalpusterlengo e a Trezzano sul Naviglio) e al capannone di Casatisma usato come deposito del materiale utilizzato. Strumentazioni tecniche specifiche per uso petrolifero industriale, come trivelle, tubature, maniglie e valvole, oltre alle cisterne di stoccaggio e mezzi per trasportare il carburante rubato.