La direttrice sanitaria timbra e va in palestra: è indagata per truffa

Furbetta del cartellino per la Gdf. Lei: chiarirò

Una palestra

Una palestra

Pavia, 11 maggio 2017 - «Ho ricevuto tante attestazioni di solidarietà, da parte delle molte persone che mi vedono sempre qui, in ospedale, al lavoro». Luigina Zambianchi, 63 anni, direttore sanitario del presidio ospedaliero dell’Oltrepo Pavese dell’Asst di Pavia, si dichiara serena all’indomani dell’avviso di conclusioni indagini che le è stato notificato. La Procura di Pavia l’ha indagata per truffa aggravata ai danni dello Stato e falsa attestazione della presenza in servizio. La manager ospedaliera è infatti accusata di aver timbrato il cartellino ma di essersi poi assentata dal posto di lavoro per questioni personali: «Sono tranquilla e assolutamente disponibile a chiarire la situazione con le autorità», ha però ribadito Luigina Zambianchi.

L’inchiesta è stata coordinata dalla Guardia di Finanza, che ha controllato la dirigente dal novembre 2016 fino al gennaio di quest’anno, con la collaborazione dell’Asst – Azienda socio sanitaria territoriale di Pavia, di cui la manager è dipendente. Secondo le accuse, la dirigente si sarebbe assentata alcune ore dal lavoro, sembra quasi tutti i giorni, per svolgere mansioni personali. I militari l’hanno seguita mentre si recava in palestra, a fare la spesa al supermercato, o a incontrare conoscenti. Il danno nei confronti dell’azienda nei tre mesi di indagine ammonterebbe a circa 2mila euro. Secondo le accuse, la manager avrebbe inoltre gonfiato la nota spese relativa all’uso dell’auto per fini aziendali, inserendo itinerari percorsi in realtà per motivi non lavorativi. In questo caso, i rimborsi incriminati ammontano a circa 120 euro.

La notifica della conclusione delle indagini non preclude alla manager la possibilità di lavorare: nessuna misura sospensiva le è stata imposta. Ora l’iter giudiziario prevede la possibilità da parte dell’indagata di depositare una memoria difensiva, o di chiedere un interrogatorio con il pubblico ministero. Poi, potrebbe essere preparata la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura. L’avvocato Fabrizio Gnocchi, che assiste Luigina Zambianchi, si riserva di valutare le carte dell’inchiesta prima di procedere con un’istanza: «Sono convinto che la mia assistita sarà in grado di provare l’insussistenza delle accuse – ha dichiarato il legale – e di accertare la sua devozione assoluta al lavoro».