Pavia sesta nella classifica nazionale delle città più "social"

Anteprima del rapporto "ICity Rate 2017" che sarà presentato martedì prossimo

Il Comune di Pavia (Torres)

Il Comune di Pavia (Torres)

Pavia, 17 ottobre 2017 - Pavia è la sesta città capoluogo in Italia più presente sui social, seconda in Lombardia solo dopo Milano. Emerge dall'anteprima del rapporto "ICity Rate 2017", il rating delle smart city italiane che sarà presentato martedì prossimo, 24 ottobre, a ICity Lab, appuntamento nazionale organizzato da Fpa con il patrocinio del Comune di Milano. "I social media sono ormai a pieno titolo strumenti di comunicazione delle amministrazioni locali - spiega la nota di presentazione - ma è ancora poca l'interazione con la community. Torino, Bologna e Ferrara le città più presenti sui social. Roma e Milano quelle con più fan/follower. Venezia, Rimini e Firenze quelle con i maggiori utenti in relazione alla popolazione".

Scorrendo la classifica della presenza sui social, Pavia è sesta per indice di presenza (numero dei social attivi e segnalazione sul sito istituzionale) dopo Torino, Bologna, Ferrara, Cuneo e Milano. Sui 106 Comuni capoluogo analizzati da Fpa, 94 hanno attivato almeno uno strumento "social", mentre sono 12 le grandi assenti (Asti, Verona, Savona, Terni, Latina, Chieti, Avellino, Brindisi, Vibo Valentia, Trapani, Nuoro e, unica in Lombardia, Sondrio). Il social media più amato dalle pubbliche amministrazioni è senz'altro Facebook, scelto come canale di comunicazione da 85 Comuni capoluogo, seguito da Twitter e YouTube. "Ma essere presenti non basta - commenta Gianni Dominici, direttore generale di Fpa - dare informazioni in maniera più rapida è ancora poco ambizioso, alle città serve acquisire le competenze e il coraggio di aprire i propri enti alle funzionalità realmente 'social' dei nuovi media: ascoltare e rispondere, accorciare la distanza tra la macchina amministrativa e chi vive la città. Per fare questo ci sono alcune regole da seguire, senza il rispetto delle quali l'apertura dei canali social non è che un omaggio tutto formale al 'popolo dei selfie', non certo un cambio di passo della governance".