San Matteo di Pavia, eccezionale intervento su un aneurisma gigante

Si è presentato al pronto soccorso con sintomi che sembravano banali, invece è stato portato immediatamente in sala operatoria

Da sinistra Franco Ragni, Vittorio Arici, Antonio Bottazzi  (Torres)

Da sinistra Franco Ragni, Vittorio Arici, Antonio Bottazzi (Torres)

Pavia, 24 maggio 2017 - Un addome ingrossato e dolorante. Si è presentato al pronto soccorso con sintomi che sembravano banali un settantenne pavese. Ma banali non lo erano affatto e soprattutto non erano comuni. I medici del San Matteo lo hanno capito e hanno salvato la vita al paziente effettuando un intervento eccezionale su un aneurisma di circa 19 centimetri. Solitamente, infatti, le abnormi dilatazioni dell’aorta vengono operate quando sono di dimensioni decisamente inferiori.  

«La soglia indicativa di intervento – spiega Franco Ragni, uno dei due chirurghi che ha effettuato l’intervento insieme a Vittorio Arici – è di circa 5,5 centimetri». I chirurghi vascolari del San Matteo qualche settimana fa hanno effettuato l’intervento, che è perfettamente riuscito e ora il paziente è stato dimesso in buone condizioni di salute. Protagonista suo malgrado dell’eccezionale operazione è stato un settantenne residente in provincia di Pavia, che si era presentato al pronto soccorso del San Matteo con una grossa dilatazione dell’addome e forti dolori nella stessa regione.

«Sottoposto ad angio tac – racconta il chirurgo - è stato subito evidenziato il grosso aneurisma aortico. L’uomo è stato portato immediatamente in sala operatoria, destinato a un intervento e a una procedura chirurgica tesi a ripristinare, con una protesi, il tratto dell’aorta compromesso dall’aneurisma». Se eccezionale è stato l’intervento, eccezionale era anche la patologia. «Dallo studio della letteratura mondiale – aggiunge lo specialista del San Matteo – quella del paziente pavese risulta essere una patologia rarissima. Pochissimi al mondo, i casi del genere descritti». «L’evento più temuto è la rottura dell’aneurisma con conseguente shock emorragico che frequentemente porta alla morte del paziente».