Nel futuro dei parchi c’è l’accorpamento: Legambiente si lancia in un’altra crociata

Il prossimo 18 aprile scade il termine entro il quale gli attuali 24 Plis (Parco locale di interesse sovracomunale) dovranno decidere se e come accorparsi

NATURA Il responsabile parchi di Legambiente Lombardia  Marzio Marzorati e, in piedi, il primo cittadino di Pavia Massimo Depaoli

NATURA Il responsabile parchi di Legambiente Lombardia Marzio Marzorati e, in piedi, il primo cittadino di Pavia Massimo Depaoli

Pavia, 19 marzo 2017 - Inizia dal Ticino e dal Po, quindi da Pavia, il tour di Legambiente sul futuro dei Parchi regionali lombardi. Il prossimo 18 aprile scade il termine entro il quale gli attuali 24 Plis (Parco locale di interesse sovracomunale) dovranno decidere se e come accorparsi, in base alle linee guida fornite dalla legge di razionalizzazione di Parchi, approvata da Regione Lombardia lo scorso novembre, che individua 9 macro aree.

«Ma la Regione – dice Marzio Marzorati, responsabile parchi di Legambiente Lombardia – ha dato solo delle linee guida indicative per avviare l’iter, senza però indicare alcuna procedura né un ente di riferimento. Il testo della legge regionale non stabilisce una regia nella pianificazione delle aree omogenee e le linee guida non indicano una modalità di coordinamento che porti a proposte omogenee e coerenti con le macro aree e con le effettive opportunità di gestione e attuazione». Per quel che riguarda il territorio provinciale, ricompreso nella zona 9 tra le macro aree regionali, l’unico Parco presente è quello del Ticino, all’interno del quale dovranno andare a confluire anche le Zps (Zone di protezione speciale) e Sic (Sito di interesse comunitario) della Lomellina.

«Si tratta di un territorio di 30 ettari – osserva Gianfranco Bernardinello, coordinatore lomellino di Legambiente – che da 10 anni non ha un piano di gestione, solo ora arrivato in Commissione ambiente della Provincia». «L’accorpamento obbligatorio delle aree di Natura2000 della Lomellina – aggiunge ancora Marzorati – secondo noi potrebbe rappresentare l’occasione, positiva, di espansione della protezione, ma serve necessariamente il coinvolgimento e la mediazione del mondo agricolo, che deve diventare un alleato in questo passaggio, per superare i conflitti esistenti tra le necessità di restrizioni per favorire la protezione ambientale e le esigenze dettate dallo sviluppo agricolo. La Regione non ha previsto nessun passaggio partecipativo, che noi invece sollecitiamo e per questo stiamo organizzando una serie di incontri nei territori delle 9 macro aree, partendo da Pavia, dove sussistono grandi difficoltà ma anche altrettanto o forse più grandi opportunità».

Una delle difficoltà riguarda il Po. «Nella riforma regionale dei Parchi – dice Marzorati – viene diviso in 5 macro aree. Non ha senso, non possiamo lasciare che l’attuale riforma manchi l’obiettivo di una tutela integrata per l’intero sviluppo del nostro grande fiume, che oggi versa in uno stato di totale abbandono ambientale e naturale». «Come città capoluogo, in assenza di un ruolo assunto dalla Provincia – dice il sindaco di Pavia, Massimo Depaoli – noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma si deve superare il totale disorientamento nel quale attualmente sono lasciati i Comuni».