Vigevano, 25 giugno 2014 - Hanno risposto a tutte le domande e hanno raccontato la loro versione dei fatti. Raggiunti in carcere dal giudice per le indagini preliminari Erminio Rizzi, Flavius Alexa Savu, 33 anni, e Florin Tanasie, 22 anni, sono stati due fiumi in piena e hanno ribattuto punto per punto alle accuse formulate dal pubblico ministero Roberto Valli. I due romeni erano stati arrestati sabato all’interno della curia di Vigevano mentre ricevevano da un prete una valigetta contenente 250mila euro. Soldi che, secondo l’accusa, la coppia avrebbe chiesto a un sacerdote di Garlasco, per far sparire alcune registrazioni di telefonate e alcuni video dal contenuto hard (dei quali però non sarebbe ancora stata trovata alcuna traccia) che avevano per protagonista il religioso e uno dei due arrestati. Per bloccarli con “le mani in pasta”, i carabinieri si sono travestiti da preti e hanno inscenato la consegna del denaro, ma invece di dare in mano ai due rumeni le banconote hanno messo loro le manette ai polsi.

Al momento dell’arresto l’accusa nei loro confronti era di tentata estorsione, ma ieri mattina il magistrato ha aggiunto anche quella di aver portato a termine un’altra estorsione nei mesi precedenti. "Li hanno incastrati – commenta il loro difensore, l’avvocato Roberto Grittini — L’arresto in flagranza è stato una consegna di denaro pilotata sulla quale ci sono ancora moltissimi aspetti da chiarire. Loro hanno respinto tutte le accuse e hanno dato una chiave di lettura diversa dell’intera vicenda". Il legale ha già presentato istanza di scarcerazione per i suoi due assistiti, mentre il gip ha tempo fino a domani mattina per convalidarne il fermo ed eventualmente firmare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. "L’operazione condotta presso la curia di Vigevano dimostra come quando le istituzioni sono forti e godono di reciproca fiducia e stima possono ottenere risultati positivi e risolvere situazioni altrimenti critiche — ha dichiarato il capitano dei carabinieri di Vigevano, Rocco Papaleo — L’osmosi tra carabinieri e chiesa quindi deve essere di esempio per i cittadini, nel senso che l’Arma deve continuare ad essere un punto di riferimento a cui rivolgersi in caso di necessità (come ha fatto la diocesi) invece di percorrere strade diverse e spesso pericolose".