Milano, 17 aprile 2014 - Nicola Stasi, nella notte fra il 13 e il 14 agosto del 2007, potrebbe avere aiutato il figlio a disfarsi della bicicletta nera da donna, mezzo di locomozione usato da Alberto per raggiungere la casa della fidanzata Chiara Poggi e compiere il suo delitto. Il sostituto procuratore generale Laura Barbaini formula l’ipotesi davanti ai giudici della terza Corte d’Assise d’appello. La bicicletta nera torna a essere al centro del nuovo processo per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. La bici scorta da una vicina davanti all’abitazione dei Poggi. Alberto Stasi affida stupore e indignazione ai suoi difensori. «E’ vergognoso - dice Fabio Giarda - pensare a una complicità del padre di Alberto. Il verbale dell’interrogatorio di Nicola Stasi è stato chiuso intorno alle 19.30 e per il pg avrebbe potuto portare la bici nera da donna utilizzata dal figlio nel suo negozio di autoricambi. In questo caso si tratterebbe di un favoreggiamento grande come una casa. La ricostruzione dell’accusa non solo non è corretta, ma offende la memoria del padre di Alberto che è mancato da pochi mesi. Alberto è veramente imbufalito. La parte civile e il pg chiedono sempre di rispettare la memoria di Chiara, ma anche loro rispettino quella del padre di Alberto».

Per l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, parte civile per la famiglia Poggi, si tratta di un «indizio» a carico dell’imputato. «Del sequestro della bici ha parlato per prima la difesa di Stasi. La bici è stata offerta dal padre di Stasi la mattina dopo il suo interrogatorio al maresciallo Marchetto (all’epoca comandante dei carabinieri di Garlasco - ndr), non è stata trovata direttamente dal maresciallo nel negozio di autoricambi della famiglia Stasi».

In aula sono scintille fra Tizzoni e il difensore Giuseppe Colli. La difesa parte alla controffensiva. La porta d’ingresso del magazzino di papà Stasi era assicurata con una combinazione sconosciuta sia ad Alberto sia alla madre. Alberto ignorava l’esistenza della bicicletta. Per questo si chiede che vengano acquisite le dichiarazioni del dipendente del negozio Stasi. La difesa gioca una carta importante. Nei pressi di Garlasco, a Remondò e a Cameri, ci sono due basi dell’aviazione. Devono essere visionate le immagini riprese dai satelliti su Garlasco nella mattinata di quel lunedì di agosto. I difensori non si oppongono all’esame del capello (con un bulbo telogen, ossia in caduta) trovato nel palmo sinistro di Chiara e a quello dei margini ugueali. Alzano un muro sulle altre richieste dell’accusa e della parte civile. La camminata di Stasi nel salotto di casa Poggi senza che il sangue lordasse le sue scarpe. Nuovi esami del pc di Alberto e della ragazza. La bicicletta degli Stasi. Il 30 aprile i giudici decideranno se disporre nuovi accertamenti e riaprire il dibattimento.

di Gabriele Moroni