Pavia, 15 aprile 2013 - Una battaglia combattuta a colpi di ricorsi per dare alla propria bambina la possibilità di migliorare. L’ha condotta e vinta una mamma pavese alla quale ora l’Inps dovrà riconoscere alla sua Emma l’indennità mensile di frequenza che possa consentirle di seguire un percorso specifico, senza aspettare i lunghi tempi della sanità pubblica. Arrivare al risultato, però, non è stato semplice perché Emma è affetta da una disabilità particolare, la dislessia alla quale nel caso di questa piccola di 9 anni si aggiunge anche la disortografia e la discalculia, certificate dal Mondino. 

«Nei casi come quello di mia figlia — racconta la mamma di Emma — l’Inps di Milano applica la legge 289/90 e assegna l’indennità di frequenza prevista per quei minori con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni della propria età. Pavia invece no. Ho dovuto affidarmi a un patronato e presentare un ricorso per veder riconosciuto un diritto». Alla fine, dopo due anni di battaglie, l’Inps ha dovuto cedere e dovrà erogare a Emma 280 euro mensili (con gli arretrati dal 2012) fino a quando la bambina avrà completato la terza media.

«Mia figlia — prosegue la mamma — tende a concentrarsi sulla singola parola, perdendo di vista il senso di un testo. Di conseguenza, quando torno dal lavoro, sono io a leggere le lezioni a Emma per aiutarla ad imparare. A causa della disortografia, invece, gli errori nella scrittura non si contano. Avrebbe bisogno di scrivere usando un computer con un programma apposito, ma nella scuola elementare che frequenta, i computer non ci sono ed è inutile che lei segua un percorso a casa usando un supporto informatico e in classe si debba mettere alla prova con penne e quaderni».

Eppure presentando a scuola le diagnosi, Emma ha ottenuto un piano didattico personalizzato in base al quale doveva essere compensata e dispensata. In pratica, significa che avrebbe dovuto avere a disposizione mezzi ad hoc e non essere costretta a leggere ad alta voce, se non se la sentiva. «Non la fanno leggere ad alta voce — aggiunge la mamma di Emma —, ma non ha disposizione il correttore ortografico che le servirebbe. Le consentono solo di usare le tabelle pitagoriche e la calcolatrice per la disalculia. I problemi di apprendimento, però, non mancano e il rendimento è basso. Ha bisogno di essere seguita per poter sperare in un miglioramento, perché dalla dislessia non si guarisce». Il mese scorso, dopo perizie di parte e carte bollate, l’Inps ha deciso che Emma potrà ricevere un assegno per acquistare supporti informatici e sottoporsi a incontri con un esperto. «Fino alla terza media andremo avanti così, poi dovrà essere visitata di nuovo — conclude la mamma —. La legge garantisce una copertura fino alla maggiore età, se sarà il caso faremo un altro ricorso».

manuela.marziani@ilgiorno.net