Garlasco (Pavia), 9 aprile 2014 - E' iniziato questa mattina davanti alla terza Corte d’Assise d’Appello di Milano il nuovo processo d’appello sul giallo di Garlasco, a quasi sette anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la ragazza assassinata barbaramente il 13 agosto 2007 nella sua villetta. Alberto Stasi, l’allora suo fidanzato, è l'unico accusato di omicidio. L'accusa ha chiesto la riapertura del dibattimento, dopo che la Cassazione un anno fa ha annullato il processo di secondo grado sostenendo la necessità di rivalutare in modo organico gli indizi a carico di Stasi e di integrare l’istruttoria rinnovando alcuni atti probatori. Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 aprile per consentire alla difesa che che si oppone al rinnovo dell'istruttoria dibattimentale, di esaminare una serie di atti depositati dal Pg.

RIAPRIRE IL DIBATTIMENTO - E' questa in sostanza la richiesta dell'accusa. Un'esigenza per poter disporre nuovi accertamenti. In particolare sulla camminata di Stasi nella villetta di via Pascoli. Secondo l’accusa, durante le indagini effettuate nel corso dell’inchiesta e del processo di primo grado, vennero tralasciate la zona antistante la scala che porta nella cantina di casa Poggi e i primi due gradini. In questo modo, sarebbe possibile provare, secondo la procura generale, che Alberto non poteva non sporcarsi le scarpe di sangue. Quando si presentò nella caserma dei carabinieri, il giovane infatti indossava delle scarpe immacolate, nonostante la scena del delitto fosse piena di sangue. Esperimento che, a dire della difesa, i periti e i consulenti nominati nel giudizio di primo grado avevano ritenuto non poteva essere effettuato ''per l'impossibilita' di ricostruire'' la scena del delitto in relazione soprattutto alle macchie di sangue. Inoltre, Barbaini ha chiesto che vengano rianalizzati tutti i computer nella disponibilità dell’imputato e di Chiara Poggi.

RITA POGGI - La mamma di Chiara è entrata in tribunale rilasciando alcune dichiarazioni: "Oggi, dopo 7 anni, è il giorno della verità. Sono speranzosa e ho fiducia, ma non cerco un colpevole. Cerco il colpevole". La sensazione di Rita Poggi è che Stasi (arrivato al Palazzo di Giustizia di buon ora) non dica la verità. O almeno non la dica per intero: "E' scritto anche nella carte processuali".

IL LEGALE DEI POGGI - "Siamo fiduciosi - ha spiegato l'avvocato Gianluigi Tizzoni - perché adesso c'è una sentenza di Cassazione" che ha annullato la prima sentenza d'appello, indicando anche la necessità di integrare le prove raccolte finora. "Abbiamo chiesto alcune integrazioni probatorie - ha concluso - quasi una decina, e poi delle nuove prove che speriamo vengano finalmente accolte". In particolare, l'avvocato che rappresenta la famiglia Poggi ha chiesto di individuare il dna mitocondriale del capello castano trovato nella mano sinistra di Chiara Poggi e del materiale trovato sotto le unghie della ragazza. Inoltre ha chiesto il sequestro della bicicletta nera da donna tenuta nell'officina dal padre di Stasi (deceduto a dicembre) per verificare la corrispondenza con quella che una vicina dice di avere visto appoggiata al muro di villa Poggi la mattina dell'omicidio.

IL LEGALE DI STASI - La relazione del giudice è stata utile e molto interessante" e noi "siamo fiduciosi". Lo ha dichiarato l'avvocato Giuseppe Colli, che difende Alberto Stasi con il professor Angelo Giarda. Quest'ultimo ha spiegato che 'l'umore di Alberto e' quello di una persona che si ritrova in questo tritacarne''.

Il legale ha spiegato che il processo e' stato aggiornato al prossimo 16 aprile per consentire alla difesa che ha gia' cominciato a parlare opponendosi al rinnovo dell'istruttoria dibattimentale, di esaminare una serie di atti depositati dal Pg. Fabio Giarda ha inoltre affermato di non credere che Stasi, oggi in aula in prima fila a prendere appunti come sempre, rendera' dichiarazioni spontanee.

IL PG SCREDITA UN CARABINIERE - Il pg Laura Barbaini ha cercato di smontare la credibilità del maresciallo dei carabinieri - ex comandante della caserma di Garlasco ora in pensione - che si occupò delle indagini coordinate dal pm Rosa Muscio. Il pg vorrebbe depositare la sentenza di condanna a due anni e otto mesi per favoreggiamento della prostituzione e peculato inflittagli dal Tribunale di Vigevano. Secondo l’accusa, il carabiniere non avrebbe segnalato le attività di prostituzione all’interno di un locale a Garlasco e avrebbe anche “intrattenuto relazioni” con le ragazze romene che ci lavoravano. Il pg ha rilevato che il militare è indagato in seguito a un esposto della famiglia Poggi, dalla Procura di Pavia per falsa testimonianza per la sua deposizione come teste davanti al gup di Vigevano Stefano Vitelli.