Santa Giulietta (Pavia), 31 marzo 2014 - Per ora solo un dato è certo: entro il 2015 non sarà smaltito tutto l’amianto presente in Lombardia, nonostante sia previsto da una legge del 2003. E l’Oltrepo Pavese è una delle aree con maggior concentrazione di materiale “killer” per la salute, al punto che la “mappatura” mette in risalto che non c’è solo Broni con la ex Fibronit, a preoccupare. L’ex stabilimento della Vinal di Santa Giuletta è un altro sito sotto monitoraggio, l’ex fabbrica Massoni di Stradella pure. Senza tralasciare coperture, più o meno in stato precario, di scuole, edifici pubblici e privati. Dalla responsabile dell’Arpa Angela Alberici, nell’ultima assemblea pubblica sull’ex Vinal, a proposito di Broni, epicentro del problema, ha segnalato che, dal 2006 in poi, i rilievi fatti sulla possibile dispersione in atmosfera delle micidiali fibre in amianto, usando sei punti diversi di osservazione, non ha registrato un accentuazione del problema. Anzi, viene definito “sotto controllo”.

Ma la preoccupazione resta e così pure i timori perché la drammatica sequenza delle morti provocate dall’asbestosi non solo non si arresta, ma toccherà il “picco” solo fra due-tre anni. Insomma, l’appello per una bonifica immediata rimbalza di comune in comune, ma non c’è un piano organico di azione, a parte un intervento avviato dopo una ordinanza del comune, nell’ex fabbrica Massoni di Stradella. «La sperimentazione per attivare impianti di inertizzazione dell’amianto attraverso mini strutture che non devono avere vita oltre 2 anni e con verifiche sull’impatto ambientale, potrebbe essere uno schema operativo da valutare, mettendo insieme risorse pubbliche e private», sottolinea il consigliere regionale del Pd, Giuseppe Villani. Una legge nazionale c’è, ma quella regionale non ancora. E prosegue, da parte dei sindaci, la spasmodica ricerca di risorse finanziarie per procedere alle bonifiche.