Pavia, 1 settembre 2013 - Non solo scienziati e tecnici. Anche gli artisti ora sono costretti ad emigrare per riuscire a vivere della propria passione. È la scelta che ha fatto la vigevanese Tania Cergnago Guarneri, prima viola dell’Orchestra provinciale pavese. «Dopo l’ultimo concerto a Pavia — accusa il direttore dell’ensamble di 15 elementi, Carlo Prato — in lacrime ci ha comunicato le sue dimissioni perché in procinto di migrare in Portogallo dove potrà vivere del proprio strumento. Mi domando come sia possibile che una bravissima professionista trovi più lavoro in Portogallo piuttosto che in Italia, Paese le cui tradizioni musicali, fino a 50 anni fa, erano punto di riferimento per tutto il mondo civile».
Immagino sia un problema economico.
«Sì, perché le banche non finanziano progetti come il nostro, danno soldi solo ad orchestre come quella della Scala e dei Pomeriggi musicali. Ma noi portiamo la cultura a casa di chi non si può permettere 600 euro per una poltrona alla Scala. Eppure un musicista della Scala prende 5mila euro al mese per sei mesi di lavoro perché negli altri sei, come da contratto, dovrebbero studiare e riposare visto che lo definiscono “un lavoro usurante”. Noi invece ci spostiamo in 15 elementi per tenere concerti in cui, scherzando i sindaci vorrebbero fossimo noi a pagare per esibirci. E ci sono musicisti che da Rivanazzano arrivano fino a Brescia per guadagnare 50 euro in un concerto. Sono 57 i conservatori italiani, che ogni anno diplomano circa 500 musicisti di cui solo l’1% trova un posto in orchestra. Con un’amministrazione virtuosa si potrebbe creare un’orchestra per ogni provincia».
Le fondazioni locali non vi sostengono?
«La Fondazione comunitaria ci ha dato 4mila euro per otto concerti. Quattro li abbiamo fatti, ora dobbiamo tenere gli altri per guadagnare i 4mila euro. Per il resto, i Comuni non hanno soldi e non si consorziano per organizzare eventi, anche se noi costiamo poco».
E come vi sostenete?
«Personalmente non demordo. Sono un pensionato e metto soldi io nel progetto dell’orchestra, finché la mia famiglia non si lamenterà, andrò avanti».
Quali progetti ha in mente?
«Sto pensando alla “curo-orchestra”, un’ensamble che tenga concerti in ospedali, case di riposo, penitenziari e alle terme. Potremmo fare 180 concerti a 1000 euro l’uno per allietare chi si trova ricoverato o ristretto. Ma non andrà in porto di certo perché nessuno sosterrà l’iniziativa. In Italia la cultura deve essere affossata».
di Manuela Marziani
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