Landriano, 10 luglio 2013  - «Mi ha detto che mi avrebbe lasciato. Me lo diceva da tempo. Mi ha insultato. Mi ha tirato uno schiaffo. Non ci ho visto più. L’ho uccisa». La ribellione di un uomo debole, fragile, dominato per anni dalla personalità ben più forte della moglie. Per la prima volta Marco Malabarba, 39 anni, da compiere il mese prossimo, si ribella e lo fa nel modo più sanguinoso, quando ancora è notte. Balzato dal letto, si precipita in cucina, afferra un coltello con una lunga lama seghettata. Un colpo al ventre di Tiziana Rizzi, 36 anni, altri due alla gola, vibrati di taglio, prima da una parte e poi dall’altra. La donna si accascia nel piccolo corridoio di casa, all’altezza della cucina. Muore quasi subito, sgozzata.

Landriano, un centro del Pavese, poco più di seimila abitanti, sulla strada per Milano. Il motivo del litigio fatale è futile. Verso le 4 del mattino l’uomo si sveglia, sente freddo perché nell’alloggio al primo piano di una palazzina al numero 6 di via della Resistenza è in funzione l’aria condizionata. Tira il lenzuolo dalla sua parte, scoprendo la moglie. Tiziana protesta, la discussione divampa. Gli insulti. Lo schiaffo. Quel «ti lascio», gettato ancora una volta in faccia al marito. Per la prima volta, dopo avere subito per tanto tempo, Marco Malabrba non regge. E uccide.

Il figlio della coppia, due anni e mezzo, dorme in una stanzetta vicina. Il padre lo strappa dal sonno. Con il piccolo in braccio scende le scale macchiandole di sangue. Lo carica sulla sua Bmw serie 1, poche centinaia di metri ed è in casa dei genitori, Giuseppe e Valeria Tornielli, in via Matteotti. «Ho ucciso la Tiziana», annuncia. L’allarme raggiunge i genitori della donna Francesco Rizzi e Anna Valentini, che abitano in via Amendila, a un passo dalla casa dell’omicidio. Sono i primi ad accorrere. Tiziana è immersa nel suo sangue, a terra il coltello che l’ha uccisa. Sapevano dei dissidi fra la figlia e il genero. La sera prima, verso le sei, il padre di Tiziana ha fatto una delle sue frequenti telefonate per avere il polso della situazione.

Una coppia dove è la donna a essere leader, personaggio dominante. Marco Malabarba è stato barista a Milano, poi ha trovato lavoro nella legatoria Lem di Landriano. Un uomo descritto come mite, fragile, una grande passione per il motociclismo condivisa per qualche tempo dalla moglie, entrambi sono iscritti al gruppo Ctbk di Torrevecchia Pia. È Tiziana, impiegata a Milano, a guidare la vita di coppia fin dal tempo del fidanzamento, prima ancora del matrimonio celebrato otto anni fa. Lo fa, secondo il racconto del marito, ricorrendo agli schiaffi. Anni fa i primi gravi dissapori. «La crisi - dice il sindaco di Landriano Roberto Aguzzi - è stata circa tre anni fa, superata con la nascita del bambino». Il rapporto è deteriorato. Tiziana non regge, minaccia a più riprese il marito di andarsene. Marco china la testa, subisce. Fino all’altra notte. Quando qualcosa si rompe.

È un uomo stranito, maglietta bianca, bermuda, mocassini, quello che entra in mezzo ai carabinieri negli uffici della Procura di Pavia. Le indagini sono coordinate dal pm Roberto Valli, coordinate dal procuratore Gustavo Cioppa. Per quasi tre ore Marco Malabarba risponde alle domande del pm, assistito da difensori Simone Marconi e Gianluca Barbieri. È in stato di fermo. «Ho sempre sopportato», si prova a dire. Con voce bassa, tono umile, racconta il suo ménage familiare, finito nel dramma, nel sangue, in un torrida notte dell’estate pavese.

di Gabriele Moroni

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