Pavia, 18 giugno 2013 - Ribadire con forza che lo stabilimento Merck deve restare a Pavia. La delegazione pavese andrà a dire questo venerdì pomeriggio al ministero per lo Sviluppo Economico. Lo ha garantito ieri l’assessore regionale alle Attività produttive, Mario Melazzini, durante l’incontro che ha avuto con le organizzazioni sindacali provinciali, la Rsu dell’azienda, alla presenza anche del presidente della IV Commissione consiliare Angelo Ciocca, dei consiglieri regionali Iolanda Nanni e Giuseppe Villani, del presidente della Provincia di Pavia Daniele Bosone e del sindaco della città Alessandro Cattaneo.

«La questione della Merck — ha sottolineato Melazzini — non riguarda solo il territorio pavese, ma ha una valenza nazionale. Da questo punto di vista anche il ministero deve giocare un ruolo fondamentale e lanciare un messaggio chiaro». L’obiettivo è mantenere attivo il sito produttivo per questo, secondo Melazzini «è fondamentale fare squadra, rispondendo in maniera molto forte di fronte all’ipotesi di chiusura dello stabilimento».

Dati alla mano, infatti, la chiusura dell’azienda avrebbe un impatto molto significativo sull’economia del territorio e sull’occupazione. Oltre ai 270 posti che si perderebbero ai quali se ne devono aggiungere molti altri nell’indotto fino ad arrivare a un totale di oltre 400 lavoratori, ci sarebbero ripercussioni molto forti sul prodotto interno lordo del territorio.

«Regione Lombardia metterà in campo tutti gli strumenti che ha a disposizione — ha proseguito Melazzini — per salvaguardare i lavoratori e l’azienda, partendo dal presupposto che l’azienda non è una realtà in crisi». Soddisfatto al termine della riunione anche il presidente della Provincia, Daniele Bosone, che adesso auspica «una sintonizzazione del Governo e che insieme si faccia capire alla multinazionale americana che deve cambiare idea».

Prima che la riunione cominciasse, sotto il Pirellone un centinaio di lavoratori ha tenuto un presidio. Con cartelli appesi al collo hanno rivolto al mondo politico un interrogativo pesante come un macigno: 31 dicembre 2014 (la data prevista per la chiusura) e poi che cosa ne sarà di noi? «Anche l’ex presidente della Regione, Roberto Formigoni è venuto a portarci la sua solidarietà — ha detto Gianni Ardemagni della Cisl — garantendoci che farà la sua parte in Senato».

E adesso la palla passa a Roma. «Ribadiremo — ha proseguito il sindacalista — che non c’è alcuna ragione oggettiva per chiudere lo stabilimento di via Emilia e diremo che Merck non può pensare di vendere qui i prodotti che realizza altrove. Per questo il caso di Pavia acquista una dimensione nazionale e manda a dire alle multinazionali che non possono venire in Italia solo per fare profitto, senza lasciare nulla».

manuela.marziani@ilgiorno.net