Voghera, 13 novembre 2012 - Una richiesta a sorpresa, che aveva spaccato il fronte delle difese. E che ieri è stata respinta. Non patteggerà Michele Cardinale, 72 anni, uno degli imputati del processo ai dieci ex manager della ditta Fibronit. Il suo legale, Augusto Fierro, a ottobre aveva chiesto di patteggiare una pena di cinque anni di carcere, ma i sostituti procuratori Giovanni Benelli e Valentina Grosso non hanno accolto la proposta. Ora le possibilità sono diverse: «Si trattava di una scelta tecnica di carattere processuale, adesso vedremo cosa fare», spiega l’avvocato Fierro. Non è escluso, se gli imputati saranno rinviati a giudizio, che vengano riproposte le richieste di giudizio abbreviato condizionato a due perizie, tecnica e medico legale.
 

La richiesta era stata inizialmente fatta da tutti i difensori e rigettata dal giudice, con la motivazione che le richieste non erano compatibili con la natura stessa del rito abbreviato. Intanto ieri, durante l’udienza che si è svolta al tribunale di Voghera, la parola è andata ai difensori dei dieci ex manager della fabbrica di Broni. Sono state avanzate proposte di riti alternativi per altri due imputati. L’avvocato Gianfranco Ercolani ha chiesto per il 73enne Giovanni Boccini il giudizio abbreviato condizionato ad alcune testimonianze o, in caso la richiesta venisse rigettata, il giudizio abbreviato semplice. Scelte che in caso di condanna garantirebbero lo sconto di un terzo della pena.
 

«Ritengo, per la posizione marginale del mio assistito nella vicenda, che non sia necessario il dibattimento. Vogliamo dimostrare l’estraneità di Boccini ai fatti», spiega Ercolani. Anche i legali del 73enne Claudio Dal Pozzo hanno avanzato richiesta di giudizio abbreviato condizionato alle testimonianze. Spetterà al giudice decidere se accogliere queste richieste.
 

L'avvocato Graziano Lissandrin, che difende il 90enne Dino Stringa, ha spiegato in aula che gli articoli 434 e 437 del codice penale (disastro doloso e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro), sui quali si fondano le accuse, sarebbero in contrasto con alcuni punti della Costituzione. In particolare, l’avvocato ha additato il contenuto degli articoli, che sarebbe troppo generico e non consentirebbe una difesa adeguata dell’imputato. Il giudice dovrà esprimersi anche su questo punto. Lissandrin ha inoltre sollevato perplessità sulla competenza territoriale: «Quando Stringa prese servizio, la sede dell’azienda era a Milano», ha detto. L’udienza è stata rinviata a giovedì mattina in tribunale a Voghera. In quell’occasione probabilmente sarà data parola anche ai legali delle 250 parti civili.

di Nicoletta Pisanu