Pavia, 6 ottobre 2012 - «Il nostro Centro studi prevede il prossimo anno ancora un calo dello 0,5-0,6%: la discesa sta rallentando. Nel 2014 confidiamo in un primo segno positivo. Quando dico che la fine della crisi sarà nel 2015 è perché per me ripresa è almeno un +2%». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è intervenuto ieri all’Assemblea generale dell’Unione degli industriali di Pavia, al collegio Borromeo.

Nella sua relazione il presidente Franco Bosi ha tracciato un quadro in linea con i dati della produzione industriale pavese, calata nel primo semestre dell’anno di un ulteriore 6,45% rispetto all’anno precedente, con l’indice della produzione industriale a quota 92,77 (nel 2007 era 1007,1). «La genesi della pesante crisi che ci attanaglia — ha esordito Bosi — si fa risalire ufficialmente a quasi 5 anni fa, con la crisi in America dei mutui subprime, il fallimento di Lehman Brothers e il contagio diffusosi in Europa, dove peraltro già esistevano le precondizioni dovute a un sistema finanziario drogato dal possesso di “titoli tossici”.

Le origini della crisi sono però antecedenti al 2008, e sono di natura commerciale in un mutato scenario mondiale». Bosi ricorda tra i fattori determinanti l’abbattimento del muro di Berlino, la fine dei blocchi contrapposti Usa e Urss, la nascita e lo sviluppo del Wto con la regolamentazione del commercio mondiale. «In questo contesto il commercio mondiale è cambiato, quasi tutte le economie occidentali sono andate in crisi, perché i costi sostenuti dalle aziende si sono dovuti confrontare con i costi dei Paesi emergenti nei quali le condizioni di lavoro e ambientali non sono paragonabili ai nostri giusti ed elevati, ma anche costosi, livelli. E la politica (quella con la P maiuscola, da non confondere con gli attuali partiti politici) — aggiunge Bosi — faticherà a ritrovare il suo ruolo determinante per uno sviluppo economico e sociale senza diseguaglianze».

Gli interventi urgenti chiesti da Bosi: «Abbattimento dei costi della politca, lotta all’inefficienza della pubblica amministrazione, riforma della giustizia, riduzione della pressione fiscale, lotta all’evasione fiscale, riforma della scuola, semplificazione delle norme riguardanti il mondo dell’impresa, soluzione dei ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese, erogazione dei rimborsi Iva, infrastrutture moderne, riduzione del costo dell’energia, promozione della ricerca, promozione dell’internazionalizzazione, l’aumento della produttività nelle aziende».

E ancora: «Riduzione del costo del lavoro, corretto rapporto tra le imprese e il sistema bancario, costituzione di reti d’impresa». Con la domanda conclusiva “a quando l’uscita dal tunnel?”, Bosi ha lasciato la parola alla tavola rotonda con Luigi Angeletti (segretario generale Uil), Matteo Colaninno (Pd), Enrico Cotta Ramusino (Università di Pavia) e Guido Rosa (vice-presidente Abi) e all’intervento conclusivo del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: «Dobbiamo incalzare la politica, perché il dl sviluppo di ieri è solo un aperitivo: la semplificazione normativo-burocratica del nostro Paese è la madre di tutte le riforme». E Squinzi promette: «Se il Governo non dovesse ridurre le tasse non staremo zitti. In questo momento ognuno faccia il proprio dovere»