di Gabriele Moroni

Gravellona Lomellina, 19 maggio 2012 - Gli alpini per un alpino. Una casa per Luca Barisonzi a Gravellona Lomellina, un paese immerso nella quiete della campagna lomellina. Una casa per aiutarlo a vivere la sua nuova vita, quella a cui l’hanno consegnato i proiettili che lo hanno ferito in Afghanistan, paralizzandolo. Oggi verrà consegnata a lui e alla sua famiglia. Sarà un tripudio di penne nere. Sarà una grande festa della solidarietà alpina.

«Devo ringraziare - dice Luca - gli alpini e tutti gli italiani che hanno dato il loro contributo per raggiungere l’obiettivo di costruire questa casa. C’è stata una grande raccolta di fondi, un grande manifestazione di solidarietà. Ho avuto modo di vedere la casa. È un’opera straordinaria. È veramente un sogno. Non so se entremo subito. Ci sono ancora un paio di cose, rifiniture, poca roba. Ci abiteremo presto, questione di giorni».

Luca, alpino coraggioso, non si sottrae alla domanda sul futuro: «È con la mia famiglia. È sempre con indosso la divisa. Rimarrò quello che sono: un alpino. Non cambia niente. Si è alpini per sempre». «Voglio dire il mio “grazie“ a tutti quelli che si sono impegnati per realizzare questa casa che mi aiuterà a vivere nel modo più normale possibile. Questa è anche una mia vittoria. Una grande vittoria».

Ha vent'anni, Luca Barisonzi, caporale dell’8° reggimento alpini. È il 18 gennaio di un anno fa quando, nella zona di Bala Murghab, quello che verrà definito un «terrorista infiltrato» nell’esercito afgano spara a bruciapelo all’interno dell’avamposto tenuto dall’8° alpini. Muore il caporalmaggiore Luca Sanna. Barisonzi è ferito al collo e al torace, sono lese due vertebre, una cervicale e una toracica. L’alpino di Gravellona rimane paralizzato dal collo in giù. Il coraggio di Luca, l’odissea, la lotta sulla sedia a rotelle. Riprende il contatto con la vita. Riacquista la parola, muove il braccio destro, flette il sinistro. La solidarietà alpina si muove attorno a lui.

L’Ana, l’Associazione nazionale delle penne nere, è già scesa in campo con le sue 81 sezioni, i suoi 4300 gruppi. Raccolgono fondi, grazie anche a Mediafriends Onlus e allo spot mandato in onda gratuitamente per l’intero mese di agosto. Si deve costruire una casa che sia domotica, brutto termine per indicare che deve essere a disposizione, al servizio di chi ci abita. Per il terreno e la costruzione vengono raccolti 380mila euro, si deve salire a 500mila, gli alpini ci arrivano di slancio.

Alpini e volontari costruiscono la casa per Luca con l’impresa edile di Marco Boccellini, capogruppo dell’Ana di Vigevano, e la direzione di Antonio Munari, consigliere nazionale. La realizzano in sei mesi. Prefabbricato in legno. Computer o telecomando gestiscono le porte interne ed esterne, le finestre e le persiane. Dal computer si possono tenere sotto controllo anche le luci e la temperatura della caldaia, i rubinetti, il televisore, il telefono. La casa non ha barriere architettoniche e le porte sono più larghe di quelle normali. In un locale tutti gli attrezzi necessari per la riabilitazione. Gli alpini hanno vinto, una volta di più. E ha vinto Luca.