di Umberto Zanichelli
Vigevano, 18 maggio 2012 - Una bella ragazza mora, che richiamava gli sguardi degli automobilisti e alla quale non mancavano certo i clienti. Era così Amalia Murgu, 25 anni, rumena, residente a Milano, la ragazza uccisa con due colpi di pistola alla testa nella serata di mercoledì e ritrovata il giorno dopo riversa in un canale alla periferia della città. In molti se la ricordano nella zona compresa tra la frazione Belcreda di Gambolò e Borgo San Siro, dove era solita sostare, anche se saltuariamente si spostava nella zona di via Schenoni alla periferia della città. La ragazza, che forse aveva un punto d'appoggio nella zona di Sannazzaro, è stata uccisa con due colpi di pistola alla testa. Lo ha confermato la perizia necroscopica che è stata svolta oggi e che ha evidenziato l'assenza di tracce di violenza sul suo corpo. Non sarebbe stata quindi anche percossa, come era apparso in un primo momento: chi l'ha uccisa non aveva in mente di darle solo una lezione, voleva eliminarla.
Per quale ragione lo diranno le indagini dei carabinieri di Vigevano. Amalia Murgu è stata uccisa, probabilmente non nel luogo dove è stata ritrovata e poi abbandonata in un canale secco che scorre parallelo ad una strada sterrata che collega la parte esterna di via Santa Maria con via Battaglia della Sforzesca. Un luogo che potrebbe non essere stato scelto a caso. A ritrovarla è stato un passante che era uscito giovedì mattina con il cane: proprio l'animale ci è avvicinato alla sponda del fosso e ha richiamato l'attenzione del suo proprietario che ha dato l'allarme.
È probabile che l'omicidio rientri in una sorta di guerra tra clan che controllano la prostituzione sulle strade della Lomellina. Forse la ragazza aveva deciso di cambiare vita o semplicemente di cambiare protettore e il precedente l'ha eliminata per dare un segnale forte anche alle colleghe. Ma forse è accaduto in contrario: vale a dire che il clan rivale ha eliminato il 'pezzo' più pregiato degli avversari. Sembra chiaro invece che quella che sembra essere sempre di più una vera e propria esecuzione non sia legata agli altri due omicidi maturati nell'ambito dello stesso ambiente.
Pellum Tartaraj, 33 anni, albanese ucciso alla Sforzesca alla fine di maggio dello scorso anno ed Edmond Shtjefni, 32 anni, suo connazionale, trucidato al bancone di un locale affollatissimo all'inizio dello scorso gennaio, avrebbero pagato per qualche sgarro commesso però fuori dal territorio della Lomellina. E per colpirli sono stati mandati sicari da fuori che hanno colpito e si sono volatilizzati.
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