Pavia, 12 gennaio 2012 - Rappresentano il passato industriale della città e il suo futuro perché, per non consumare suolo, si vogliono recuperare le aree dismesse. Ma prima si devono “cancellare” tutte le tracce dei veleni che le aziende hanno lasciato nei terreni e nelle acque. In alcuni casi l’intervento è già in fase avanzata, in altri invece siamo ancora ai primi passi. Completato, infatti, l’intervento previsto all’ex Marelli dove i terreni sono stati bonificati ed è già in fase avanzata la costruzione dell’edificio che ospiterà nuove residenze.

Tuttavia il monitoraggio delle acque ha rilevato ancora la presenza di idrocarburi oltre il consentito, strascico forse di due serbatoi delle Fs che perdevano. La stessa contaminazione potrebbe essere arrivata anche all’ex Neca, dove la società che ha acquistato gli oltre 78 mila metri quadrati ha smaltito più di 62 milioni di chili di rifiuti. L’unico punto che resta ancora da bonificare è un’area di 2500 metri quadrati di proprietà comunale, frutto di un esproprio sotto la rotonda dei Longobardi, vicino alla fognatura, che deve essere messa in sicurezza.

Invece, sono state ripulite le inquinate sponde del Navigliaccio, ma manca ancora uno studio sulla qualità delle acque e dell’acqua di falda. I campionamenti effettuati hanno rilevato una quantità di solventi cancerogeni e metalli superiore al consentito. Già parzialmente trasformata l’ex Landini, dove una parte dell’area è stata bonificata. Proprio di recente, però, l’Arpa ha sollecitato la proprietà a proseguire l’intervento anche sulla zona ancora inquinata.

Dopo uno stop durato anni, a febbraio si parlerà poi della bonifica dell’ex Snia, di cui si occuperà la società Borgo Snia, spendendo dai 4 ai 16 milioni. Una cifra variabile perché è variabile il tipo d’intervento che si intende fare per ripulire l’area in cui si vogliono realizzare attività commerciali, residenze e strutture sportive. Prima però l’area deve essere messa in sicurezza.

Dopo il crollo dello scorso anno, è una sorvegliata speciale anche l’ex Necchi, dove è presente amianto che avebbe dovuto essere eliminato entro dicembre, invece i lavori non sono ancora cominciati. E manca anche un piano di caratterizzazione dell’area che consenta di effettuare un campionamento delle acque di falda. Della questione si potrebbe occupare la Procura della Repubblica, che già sta seguendo la vicenda dell’ex Chatillon dove, dopo un monitoraggio effettuato nel 2010, era stato chiesto di mettere in sicurezza le acque di falda entro la fine dell’anno scorso. Ma sugli anomali sversamenti nella roggia scoperti dalle Guardie forestali e sulle autorizzazioni rilasciate ora sta indagando la magistratura.
 

manuela.marziani@ilgiorno.net