Pavia, 4 dicembre 2011 - Bisognerà attendere martedì per sapere se il "giallo di Garlasco" sarà riaperto o se Alberto Stasi, finora l’unico imputato per l’omicidio di Chiara Poggi, si vedrà confermare o ribaltare il verdetto di primo grado con cui era stato assolto. Quindi, a differenza della sentenza di due anni fa, potrebbe essere condannato come chiedono i genitori della ragazza ormai convinti della sua colpevolezza e nella speranza di ‘’conoscere la verità" su come andarono le cose.


Tra due giorni, riprenderà a Milano, davanti alla seconda Corte d’Assise d’Appello, presieduti da Anna Conforti, il processo con rito abbreviato e dunque a porte chiuse nei confronti dell’ex studente bocconiano, ai tempi fidanzato della ragazza massacrata nella sua villetta il 13 agosto 2007 e che in questi giorni coi suoi avvocati ha messo a punto il contrattacco in vista delle repliche e controrepliche di martedì.


Per lui il sostituto procuratore generale Laura Barbaini ha chiesto 30 anni di carcere per Stasi ritenendo che, si legge nella memoria depositata ai giudici ‘’non solo ha colpito al capo più volte e con forza Chiara sfondandole il cranio ma non si è accontentato e ha commesso un ulteriore gesto’’: avrebbe cioè gettato il suo ‘’corpo inerte giù dalle scale della cantina’’. Un gesto al quale il pg attribuisce un significato preciso: ‘’il massimo dispregio, il volersi disfare ad ogni costo con rabbia e stizza (...) di un corpo che si frappone tra lui’’, Stasi, ‘’e i suoi obiettivi, come se fosse soltanto un inutile intralcio’’.


Inoltre per l’accusa oltre a ritenere ‘’ragionevole’ che l’assassino abbia portato ‘’l’arma del delitto con sé", senza cioè prelevarla nell’immediatezza da casa Poggi, ha anche ipotizzato che già due giorni prima il delitto, in base ad alcuni sms e telefonate scambiate tra il giovane e due dei suoi amici,’’si era delineata una problematica per Stasi’’: un ‘’qualcosa di grave è sicuramente successo (...), qualcosa che non possiamo precisare perché i protagonisti non ce la spiegano’’.

Ma il sostituto procuratore Barbaini, insieme alla parte civile, proprio per arrivare a ottenere una condanna di Stasi ha chiesto alla Corte di riaprire il caso e di disporre ulteriori accertamenti, che si aggiungerebbero a quelli gia’ disposti dal gup di Vigevano Stefano Vitelli: nuovi esami sul macchie di sangue - e al loro grado di essiccamento - della villa di Garlasco con riferimento ai due gradini che il giovane dice di ‘’aver disceso’’ quando vide il cadavere sulle scale che portano alla cantina. Esami che per i legali di Stasi, il prof. Angelo Giarda e l’avv. Giuseppe Colli, sono superflui in quanto tutto quel che si poteva accertare è già stato fatto in primo grado.


Oltre a respingere la richiesta di rinnovazione dibattimentale la difesa, dopo aver cercato di smontare punto per punto l’impianto accusatorio, ha chiesto l’assoluzione di Stasi con formula piena perché , come aveva detto il professor Giarda ‘’non si puo’ articolare una richiesta di condanna solo su opinioni, supposizioni o ipotesi, ma ci vogliono prove e qui le prove non ci sono’’.


Così tra due giorni i giudici scioglieranno il nodo: dopo repliche e controrepliche delle parti entreranno in camera di consiglio per uscire, pare in giornata, o con un verdetto di condanna o assoluzione mettendo così un punto fermo alla vicenda. Altrimenti ci sarà un’ordinanza con cui verrà decretata la riapertura del caso. Decisione, qualunque essa sia, che verrà letta in aula questa volta anche alla presenza della stampa.