Milano, 22 novembre 2011 - E' iniziata questa mattina e si è conclusa dopo 9 ore la seconda udienza del processo in Appello nei confronti di Alberto Stasi accusato dell'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi massacrata il 13 agosto 2007 a Garlasco.

 

STASI E I POGGI IN AULA - Alla sentenza è presente, oltre a Stasi con i suoi legali, anche la famiglia Poggi, affiancata dal suo legale e da alcuni consulenti di parte. Oltre al sostituto procuratore generale Laura Barbaini, dovrebbe parlare l'avvocato dei Poggi che si sono costituiti parte civile, i quali chiederanno la riapertura del caso (rinnovazione del dibattimento) per ottenere la condanna di Alberto Stasi che in primo grado era stato assolto. Il processo e' a porte chiuse in quanto il rito scelto dall'imputato è l'abbreviato.

 

IL SOSTITUTO PROCURATORE - Il pg di Milano Laura Barbaini ha chiesto 30 anni di reclusione per Alberto Stasi, assolto in primo grado, e di nuovo imputato per l'omicidio dell'ex fidanzata Chiara Poggi dopo il ricorso in appello presentato dalla Procura di Vigevano, dalla Procura generale di Milano e dalla parte civile, ovvero i genitori di Chiara.

 

"NUOVI ESAMI TRACCE DI SANGUE" - Il sostituto procuratore generale sta parlando da oltre 4 ore, illustrando la tesi per cui l'ex bocconiano va condannato, anche con l'aiuto di fotografie scattate sulla scena del crimine. Barbaini ha chiesto nuovi esami sulle macchie di sangue della vittima trovate sul pavimento di casa Poggi, teatro dell'omicidio. Inoltre, Barbaini, nel chiedere di rinnovare il dibattimento, ha sollecitato nuovi accertamenti sui due gradini sui quali fu trovato il corpo riverso della vittima. Per la Barbaini Chiara Poggi e' stata uccisa con
un martello e sui gradini delle scale su cui e' stato trovato il suo corpo senza vita c'e' la chiave per scoprire chi l'ha ammazzata. Secondo l'accusa Chiara e' stata "uccisa con un martello" e per questo la parte civile ha chiesto il sequestro dell'arnese trovato nella villetta dei Poggi.

 

Non ha invece chiesto la ripetizione della perizia sul computer di Alberto, al quale l'ex studente ha sempre detto di aver lavorato, a casa sua, mentre la fidanzata veniva uccisa. Neppure, contrariamente a quanto previsto, il pg ha domandato di riascoltare in aula la telefonata al 118 con la quale l'imputato annunciava di aver trovato la compagna morta.

 

Secondo la ricostruzione dell'accusa, il delitto si sarebbe consumato tra le 9:12 e le 9:35, e poi Stasi sarebbe tornato a casa propria creandosi l'alibi del computer. La prova più significativa della sua colpevolezza consisterebbe nelle tracce di Dna di Chiara trovate sui pedali di una bicicletta bordeax che i carabinieri hanno sequestrato al giovane durante le indagini. Barbaini ha invece spiegato che non è possibile individiare un movente e che questo non puo' essere consistito nelle immagini pedopornografiche trovate nel computer di Stasi, che non possono essere state visionate da Chiara, in quanto "non fruibili".

 

"NUOVO SMS DI STASI" - Nel corso della sua requisitoria, il sostituto procuratore generale, ha evidenziato un sms, di cui non si era mai parlato finora, che Alberto Stasi avrebbe mandato circa 30 ore prima del delitto della sua fidanzata all'amico Marco Panzarasa che si trovava al mare in Liguria. Il pg nell'evidenziare l'esistenza di questo sms spuntato nei tabulati telefonici ha spiegato alla Corte d'assise d'appello che non si riesce a capire il suo contenuto in quanto è stato cancellato sia sul cellulare del mittente, sia su quello del destinatario. Per la pubblica accusa questo sms significherebbe che Stasi nella notte tra l'11 e il 12 agosto 2007 aveva segnalato all'amico ''un'emergenza''.

 

USO' DUE BICICLETTE - Il sostituto procuratore generale Laura Barbaini nella sua riquisitoria ha sostenuto che Alberto Stasi usò due biciclette nel giorno del delitto. Una nera, che non gli fu ''inspiegabilmente sequestrata'' con cui si recò a casa della sua fidanzata - dove poi l'avrebbe uccisa - e con cui sarebbe tornato nell'officina del padre.

 

In seguito Stasi rientrò a casa sua a piedi e lì con la seconda bici, quella bordeaux che gli fu sequestrata, andò a gettare l'arma e i vestiti probabilmente sporchi di sangue. Sui pedali di questa seconda bici durante le indagini venne ritrovato il dna di Chiara, cosa che per il sostituto procuratore generale dimostra che fu Stasi a commettere l'omicidio.

 

LE REAZIONI - Rita Preda, la madre di Chiara Poggi, punta il dito contro Alberto Stasi: "Voglio la verità. Abbiamo fatto appello contro la sentenza di primo grado, quallo che pensiamo è scritto negli atti".

 

Il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tezzoni, ha rilasciato un commento all'uscita dal Tribunale: "Siamo soddisfatti. Ho visto una Corte molto attenta ora attendiamo le prossime udienze". Che sarà il prossimo 24 novembre quando a prendere la parola saranno i difensori dell'ex bocconiano pronti a dimostrare l'innocenza del proprio assistito.

 

Stasi è andato via senza rilasciare alcuna dichiarazione.