Pavia, 4 agosto 2011 - In provincia i disabili non trovano lavoro. Secondo l’ultimo report che si riferisce al 2009, solo il 2% di loro ha un contratto regolare. È il dato peggiore di tutta la Lombardia. Non bastano le leggi, non fanno molto gli incentivi fiscali. «Una battaglia da combattere e da vincere» secondo il comitato pavese dell’associazione nazionale mutilati e invalidi civili. «In questi anni non è stato fatto nulla — spiega il presidente dell’Anmic Antonio Valdi — e così la nuova amministrazione provinciale si è trovata una situazione pregressa in cui la Legge viene disattesa».

 

In base alle norme, infatti, il 7% del personale di un’azienda dovrebbe essere disabile e se la percentuale di disabilità dovesse superare il 74% l’azienda non pagherebbe i contributi Inps. «Ma neppure gli enti pubblici rispettano queste quote — aggiunge Valdi — le aziende ancora meno. Come commissione lavoro abbiamo incontrato il presidente della Provincia Daniele Bosone, gli assessori ai Servizi per l’impiego Francesco Brendolise e alle Politiche del lavoro Franco Osculati —. Abbiamo ricevuto rassicurazioni.

 

Presto dovremmo ricevere la mappatura di tutte le aziende con le indicazioni relative ai disabili inseriti, in modo da capire quali rispettano la Legge e poter spingere gli organi preposti ad intervenire perché sia applicata la normativa, che consente anche la chiamata nominale per il 50% degli assunti». <«Capisco la crisi — prosegue il presidente dell’Anmic — ma le aziende dovrebbero comprendere che un disabile può rendere più di un normodotato perché spesso ha capacità superiori. Tra loro ci sono laureati, diplomati che magari non possiedono l’uso degli arti inferiori, pur avendo un cervello che funziona benissimo». Perché se per ogni persona trovarsi senza lavoro è difficile da tollerare, per un diabile è anche peggio.


«Non pensano alla crisi, alla congiuntura economica — sottolinea Antonio Valdi — credono di non avere un lavoro a causa della propria disabilità. Moralmente è un disastro ed economicamente è peggio, perché pesano sulla famiglia. Come associazione possiamo giusto far arrivare l’assegno di invalidità (260 euro al mese), con cui si risolve ben poco. Più dell’indennità abbiamo bisogno che molti disabili vengano reinseriti nel processo produttivo».